Dopo tre anni di silenzio discografico, Giusy Ferreri è tornata con un nuovo album di inediti, “L’Attesa”, frutto di un lungo lavoro di ricerca non soltanto professionale ma anche, e soprattutto, personale. Quando incontrai Giusy all’ultimo Festival di Sanremo le chiesi della sua esperienza all’estero, tra studi di registrazione e incontri con musicisti, produttori e autori di fama internazionale. La sua risposta mi sorprese molto, forse perché non conoscevo ancora il lato sensibile e profondo di Giusy. «Avevo bisogno di ritrovarmi – mi disse – perché mi sentivo vuota dentro, senza più idee. Mi hanno chiesto di fare un nuovo disco in pochissimo tempo, ma ho rifiutato perché volevo cambiare, cercare me stessa e il modo più giusto per esprimermi. Ho deciso di prendermi una lunga pausa e di viaggiare, per entrare in contatto con persone nuove, trovare stimoli». E l’album è arrivato, con undici brani che spaziano dal pop più classico a sonorità rock graffianti, fino a sfiorare la New Wave anni Ottanta, molto dark e un po’gotica, come il look della nuova lady Ferreri.
“L’Attesa” si avvale di importanti collaborazioni: da Roberto Casalino (autore di entrambi i brani sanremesi) a Ermal Meta, da Linda Perry (ex cantante dei 4 Non Blondes) a Michele Canova (guru della produzione discografica). Il disco, edito da Sony Music, è nato in tre sessioni creative differenti: negli studi di Los Angeles, con il produttore israeliano Yoad Nevo a Londra e, infine, in Italia con la supervisione di Canova. La voce calda e sensuale di Giusy emerge in quasi tutti i brani dell’album. Ci sono pezzi come “Per dare di più” che raccontano dell’apertura verso nuove esperienze e verso le cose che ci circondano, per sviluppare una nuova coscienza e guardare il mondo con altri occhi, con il cuore e la mente liberi. C’è anche tanto amore, dato e ricevuto, perso e ritrovato, in questo ultimo lavoro della Ferreri. “Inciso sulla pelle”, la canzone che apre il disco, scritta insieme a Casalino, impreziosita da un’intro di piano; “Nessuno come te mi sa svegliare”, versione italiana di “No one wakes me up like you” di Linda Perry, regalo dell’esperienza americana. “L’Anima”, dal testo delicato e poetico, ricco di metafore e di immagini (“La difficoltà è apprezzare, perché è più fragile sprecare i sensi in mezzo al caos…”) e la vera perla del disco, “Ti porto a cena con me”, in gara nell’ultima edizione del festival della canzone italiana. Del brano colpisce subito l’intensità del testo, ricco di frasi maledettamente sincere e toccanti, che fanno parte del bagaglio di ricordi e di tormenti di ciascuno di noi. Firmata da Casalino anche “L’amore possiede il bene”, secondo pezzo sanremese, meno coinvolgente ma pur sempre romantico ed emozionante. Dalla collaborazione con Ermal Meta è nata, invece, “Qualunque vita è straordinaria”, che descrive, con semplicità, la vita di ognuno di noi e le esperienze drammatiche che purtroppo lasciano cicatrici sul cuore.
“Victoria” è la storia di un’acrobata, un personaggio frutto della fantasia, che vive il concetto di libertà a modo suo. Una ragazza che sta sempre a testa in giù, illudendosi di vedere la realtà in maniera diversa. Per questa storia Giusy si è ispirata allo stile di vita circense dopo aver conosciuto tre sorelle acrobate che le hanno insegnato l’arte dei tessuti aerei, il triangolo e il cerchio aereo.
Ne “L’Attesa” non ci sono solo gli Stati Uniti ma si respira anche tanta aria inglese: merito di Yoad Nevo (produttore di Morcheeba, Moby, Sugababes) che ha voluto fortemente collaborare con la cantante italiana per creare nuove sonorità e uscire dal tradizionale. Dall’incontro tra due anime molto affini sono nate canzoni particolarmente ispirate: “Ho ucciso il diavolo”, ghost track, è il brano che sorprende maggiormente, spiazza e conquista: belle le sonorità dark rock, così come il testo (il dialogo di Giusy con il diavolo, che rappresenta il successo, al quale non si deve mai vendere l’anima). Sempre a Londra sono poi nati “La bevanda ha un retrogusto amaro”, storia di una ragazza e del suo incontro con uno sconosciuto in discoteca (qui si affrontano temi delicati come la violenza sessuale e l’assunzione di droga). In “Neve porpora” si immagina l’ultima notte psichedelica sulla terra in attesa della fine del mondo, tutti sotto lo stesso cielo davanti a un futuro incerto, forse inesistente. “Lacrime”, penultima traccia del disco, è uno sfogo di Giusy, un’esortazione a tirar fuori la parte più fragile, quindi più nascosta, di se stessa, senza timore, senza più vergogna. Perché la nuova Ferreri, dal look più dark e aggressivo, ha voglia di mostrare, in realtà, anche il suo punto forte, scoprendo le carte della femminilità e della sensibilità.
Silvia Marchetti