Guardando ‘Gli uomini d’oro’ non posso non pormi la seguente domanda. Cos’è che manca al nascente noir cinematografico italiano per decollare e far uscire così il Cinema del Bel Paese dalla stereotipata immagine della commedia all’italiana o del melodramma piccolo-borghese?
I napoletani la chiamerebbero ‘cazzimma’, ovvero quella capacità di osare che insieme ad un pizzico di cattiveria conferirebbe più appeal alle storie. Non che io voglia generalizzare, è assodato che ogni pellicola è a sé.
Ma il film ‘Gli uomini d’oro’, pur apportando una ventata di novità nel panorama cinematografico italiano, manca di ‘cazzimma’. L’idea, tuttavia, è buona e il lungometraggio mi ha convinta, soprattutto per la performance degli attori.
Eppure non c’è quel quid in più che renderebbe la pellicola un’opera perfettamente riuscita, in tutte le sue sfaccettature. Troppo buonismo. Poco pathos in quel finale che non è al cardiopalmo.
Chi invece sente il cuore in gola è Alvise (Fabio De Luigi), un impiegato modello che, dietro un atteggiamento schivo, nasconde una rabbia accecante che il suo collega Luigi (Giampaolo Morelli) lascia invece trasparire.
Gli uomini d’oro: trama e recensione del film
Siamo nella Torino del 1996, quando Ravanelli, detto Penna Bianca, con i suoi goal faceva un baffo a Holly (il personaggio del cartone ‘Holly e Benji’, nda).
Quindi, tra una partita e l’altra Luigi non smette mai di lamentarsi. Vorrebbe andare in pensione in giovane età, perché è stanco di lavorare alle Poste e dimentica così che il decennio precedente è ormai passato. I ruggenti anni Ottanta sono infatti un lontano ricordo come del resto le pensioni anticipate.
Di conseguenza il Costa Rica deve attendere. Luigi, però, non si dà per vinto e organizza un colpo al camion portavalori che guida. Tira in ballo il collega Alvise e l’amico Luciano, un postino in pensione (Giuseppe Ragone).
Alla banda si unisce anche un ex pugile (Eduardo Leo) che gestisce un locale insieme alla sua fidanzata Gina (Mariela Gariga). Mentre sullo sfondo c’è uno stilista strozzino (Gian Marco Tognazzi).
Come va a finire lo scoprire al Cinema. Intanto posso anticiparvi che ‘Gli uomini d’oro’ apre una finestra sulla società italiana e sull’individualismo che ci annichilisce rendendoci ogni giorno più soli.
Il film di Vincenzo Alfieri descrive l’insoddisfazione del maschio italico che, spinto dal testosterone, diventa egoista e aggressivo oltre misura. Bravi gli attori ad interpretare anche ruoli drammatici. Meno convincente la storia per com’è stata narrata.
In realtà l’essere umano è molto più contorto e meno prevedibile dei protagonisti de ‘Gli uomini d’oro’ che tuttavia si ispira ad una vicenda realmente accaduta che non vi racconto per non rovinarvi il gusto della sorpresa. (Marica Movie and Books, se vi è piaciuta la recensione seguitemi su Instagram, Facebook e Youtube)