Gomorra – La Serie 2: recensione – Nel finale don Pietro Savastano muore con un colpo di arma da fuoco alla testa. A sparargli è il suo ex pupillo, Ciro Di Marzio, diventato l’ombra di se stesso, proprio lui che nell’ombra agiva tramando alle spalle in nome di un’alleanza inesistente, solo di facciata. Termina così la seconda stagione di Gomorra – La serie; l’ultima sequenza è lo specchio dei nostri tempi perché quello sparo diretto non al cuore, come chiunque altro avrebbe logicamente fatto, bensì alla testa, cioè alla mente della Camorra, è simbolico, non casuale. Di fronte a Don Pietro c’è un ragazzo che ha perso tutto andando oltre i suoi limiti. L’uccisione della moglie prima e la morte della figlia poi hanno distrutto il machiavellico piano di Ciro Di Marzio, che verso la fine si mostra confuso, inerte, con le spalle al muro, pronto a togliersi la vita. La solitudine di quest’uomo malvagio paradossalmente è metafora delle incertezze di una gioventù bruciata, che non ha più maestri e che, per emergere, deve sopprimere i padri fondatori. Roberto Saviano ha usato il linguaggio seriale per raccontare le antinomie della nostra società sempre più logorroica, frenetica, antagonistica, non allineata e sicuramente troppo cerebrale, nella quale gli uomini si scontrano contro altri uomini per un potere fine a se stesso.
E, mentre don Pietro muore, Genny vede nascere suo figlio, il quale avrà il nome dell’ingrato nonno, deceduto in un cimitero, proprio davanti alla cappella dov’è sepolta Donna Imma. Genny è la versione edipica portata all’estremo, è il figlio bamboccione che vuole rimettersi in gioco chiedendo invano un riconoscimento paterno, è il lato antinomico e forse più oscuro dell’essere umano. La seconda stagione di Gomorra – La Serie, quindi, dà uno spaccato lucido e verosimile, seppur romanzato, di una realtà cruenta, nella quale non si salva nessuno. Il gesto di Malamore, che – prima di uccidere la figlia di Ciro – bacia la croce che ha al petto, la dice lunga su una forma mentis assurda, incongruente, che mette da parte così le regole non scritte della Mafia siciliana, la quale risparmiava forse un tempo donne e bambini.
In Gomorra – La serie 2 il male racconta se stesso, con uno stile seriale di ultima generazione che strizza l’occhio ai prodotti americani. Lo scontro tra vecchi e giovani è qui portato all’estremo e le emozioni più negative manipolano i personaggi, rendendoli tutti dei perdenti proprio come nella Gomorra biblica. Anche la seconda stagione ha appassionato e coinvolto, dando spunti di riflessione su un sistema che si sta espandendo oltre il mercato locale della droga. Gomorra descrive un modo di intendere la vita attraverso uomini, succubi dell’Ego, così come ha fatto magistralmente il Cinema con Cosa Nostra, senza renderli degli eroi ma per entrare nella logica contorta della Camorra.