Grazie ragazzi, che talento Antonio Albanese!

Grazie ragazzi, recensione del film con Antonio Albanese

E’ piuttosto raro che la Cultura italiana proponga un’immagine del detenuto non stereotipata. Il carcerato è visto di solito come un pericoloso reietto senza speranza né dignità oppure è colui che deve reintegrarsi per forza in società facendo qualcosa di straordinario per uscire dai margini, dai bordi di periferia. In Grazie ragazzi, la nuova commedia italiana che è uscita al Cinema il 12 gennaio 2023, non ci sono detenuti da riabilitare ma solo persone che hanno ceduto alle loro fragilità.

Trama del film

Antonio (un talentuoso Antonio Albanese) è un attore che presta la propria voce ai film pornografici stranieri. Con la faccia contrita e lo sguardo malinconico, questo personaggio non ha più un sogno, una missione, un desiderio. Prigioniero delle sue abitudini, Antonio finisce proprio in un carcere, dove, per intercessione del direttore di un teatro romano nonché suo amico (Fabrizio Bentivoglio), deve tenere un corso di recitazione ad un gruppo di detenuti.

Dopo un po’ di inerzia e diffidenza verso i suoi allievi, in Antonio si riaccende il desiderio di realizzare qualcosa di insolito. Così propone alla direttrice della struttura penitenziaria (Sonia Bergamasco) la messa in scena di ‘Aspettando Godot’ di Samuel Beckett, esponente di spicco de Il Teatro dell’Assurdo. L’opera – suddivisa in due atti – fu scritta negli anni Quaranta, dopo la seconda guerra mondiale, e fu rappresentata per la prima volta nel 1953 a Parigi. Antonio sceglie questa rappresentazione, nonostante sia molto ostica, perché avverte che la perenne sensazione di attesa che caratterizza i personaggi principali dell’opera di Beckett riguarda anche i detenuti. I carcerati (Giacomo Ferrara, Vinicio Marchioni, Andrea Lattanzi, Giorgio Montanini, Bogdan Iordachiou) che si sono iscritti al corso saranno chiamati ad affrontare le loro difficoltà espressive e linguistiche nonché i limiti dati dalla loro condizione. Riuscirà Antonio nell’impresa? Lo scoprirete guardando il film al Cinema.

Un omaggio al Teatro dell’Assurdo e non solo

Grazie ragazzi è, a mio parere, il miglior film del regista romano Riccardo Milani che porta sul grande schermo il remake del lungometraggio francese Un triomphe, raccontando una storia convincente senza farne un melodramma. I personaggi sono tutti ben strutturati e, come ho accennato all’inizio, non chiedono di essere redenti perché cercano solo un’occasione per sentirsi vivi ed essere visti in modo diverso soprattutto dai familiari.

Il film scorre seguendo un tempo in cui ci ritroviamo un po’ tutti. Un tempo che non è quello del carcere, come accade per esempio in Ariaferma dove i ritmi della narrazione sono scanditi dalla routine del penitenziario. L’attesa che qualcosa di indefinito si realizzi qui si esprime solo a parole tramite la messa in scena di ‘Aspettando Godot‘, sintesi dell’ineluttabilità dell’esistenza.

La pellicola è dunque un omaggio al Teatro (un po’ come è accaduto ne La stranezza e in Qui rido io) ma è anche una profonda riflessione sul ruolo del regista oggi. Il film è un elogio dell’imperfezione umana che è perfettibile attraverso la recitazione e in generale l’arte e la poesia. Ad uscirne trasformato sarà, dunque, il regista Antonio che, grazie ai ragazzi, vivrà un’esperienza che si rivelerà essere catartica per il suo lavoro e la sua autostima. Maria Ianniciello

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