Passano gli anni ma i Green Day non smettono di stupire e di conquistare nuovi fan. Sul palco Billie Joe Armstrong e compagni, con i loro 40 anni sulle spalle e gli eccessi di una vita spremuta al massimo, sembrano sempre più tarantolati (l’ultimo tour in Italia ha fatto letteralmente impazzire migliaia di ragazzini, genitori e zii compresi). I tre musicisti di Berkeley regalano ancora emozioni ed energia come fossero ragazzini impossessati dalla Dea Musica. Passione che arriva al pubblico non soltanto durante le performance live in giro per i cinque continenti, ma anche tramite il lavoro in studio, attraverso una serie di album di successo capaci di scalare le classifiche di tutto il mondo. L’ultima sorpresa confezionata dalla punk band californiana si intitola “Demolicious”, una raccolta di demo registrate negli studi Jingletown di Oakland tra febbraio e giugno 2012, durante le sessioni per la trilogia “¡Uno!”, “¡Dos!”, “¡Tré!”. Oltre alle 18 tracce, il disco include anche un brano inedito, “State of Shock”, e una versione acustica di “Stay the night” (contenuto in “¡Uno!”). Il doppio vinile si presenta in rosso o trasparente ed è disponibile anche in formato cd.
Ascoltando “Demolicious” si ha l’occasione di ripercorrere un po’ la storia degli ultimi anni dei Green Day, caratterizzati da tre album sorprendenti, dai quali sono uscite hit come “Oh Love”, “Stray Heart” e “99 Revolutions”, riproposte nel nuovo progetto discografico, uscito il 19 aprile in occasione del Record Store Day, in una versione speciale e inedita per la gioia di tutti i collezionisti. Tra le altre canzoni inserite nel doppio album, spiccano “Let Yourself Go”, “Sex, Drugs and Violence”, “Nuclear Family” e “Missing You”.
La cover di “Demolicious” è opera dell’artista statunitense Tom Neely il quale, in appena tre giorni, ha realizzato un artwork che sposa perfettamente il mood della raccolta e la filosofia che ha accompagnato i Green Day in 27 anni di carriera. Dai primi anni, a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, trascorsi tra sballo e lunghi viaggi in furgone, a fumare erba e a divorare cibo di scarsa qualità, fino al passaggio alla Warner, una major che ha avuto il coraggio e l’intuizione di lasciare assoluta libertà di espressione artistica e personale alla band, senza intaccare la loro natura tormentata. E merito anche ai Green Day, per non aver mai perso la direzione, la propria strada e, soprattutto, la coerenza, nonostante il “bordello” in cui hanno sempre vissuto e lavorato.
Il titolo del nuovo album suona come “Demolish Us” e ricorda un insieme caotico ed esplosivo di ossa, chitarre, dischi e rifiuti di vario genere. Un mucchio di strumenti e di oggetti-simbolo (dall’orsetto Teddy allo skateboard, dal megafono alla tastiera) che si fonde a canzoni di ieri e di oggi. E proprio il bonus track, la vera sorpresa del doppio cd, “State of Shock”, riporta immediatamente agli esordi dei Green Day, forse per il tipo di sound proposto, più lineare e pulito, veloce, fresco ed essenziale, senza distorsioni e variazioni di voce, così come ai primi album della band (in particolare “Dookie” e “Kerplunk”) che all’epoca rappresentavano l’unica vera alternativa a generi più popolari e seguiti come il grunge e l’hardcore. Una canzone che parla di come l’uomo si comporta sulla Terra in funzione della vita che, forse, lo attenderà dopo la morte. “Tutti vogliono guadagnarsi il Paradiso, ma nessuno vuole morire”, canta Billie nel brano. A quale periodo risalga “State of Shock” non è dato a sapersi, probabilmente è un pezzo nato ad inizio anni Novanta e poi chiuso in un cassetto, senza una destinazione certa. Fino ad oggi. In “Demolicious” il brano risuona perfettamente come guest star, come un plus capace di aggiungere valore ad una raccolta di per sé già importante e ricca di demos accattivanti. Da avere, senza se e senza ma.
Silvia Marchetti