Perché fare un film sui due papi? Perché, forse, è insolito che ci siano due pontefici nello stesso periodo? Sicuramente. Ma non solo. Il film di Fernando Meirelles, alza l’obiettivo su due personalità agli antipodi per descrivere una duplice visione della Fede che innesca accese lotte intestine nella Chiesa cattolica.
L’una è basata sulla staticità e sui dogmi che «vanno protetti dal relativismo occidentale o permissivismo»; l’altra sul movimento e su un’apertura che prevede più flessibilità e una maggiore adesione agli insegnamenti di Cristo. Ritroviamo la dialettica tra tradizione ed innovazione anche nei vari settori della vita laica e pubblica, come la pedagogia per esempio.
I due Papi e la duplice visione della Fede
Il regista brasiliano nel suo film, I due papi, prende una posizione precisa, sebbene si sforzi di essere super partes. Fernando Meirelles parte, difatti, da un dettaglio per sviluppare la sua storia: la mano di Bergoglio che regge il telefono. Il pontefice sta tentando di prenotare un volo per Lampedusa da solo, come farebbe qualsiasi persona ‘normale’. La macchina da presa poi ci porta nel cuore del Conclave, subito dopo la morte di Giovanni Paolo II, e ci conduce a Castel Gandolfo nella residenza estiva di Benedetto XVI avvicinandoci a Bergoglio e andando indietro nel tempo, all’inizio della vocazione.
«Scegliere la semplicità può mai essere sbagliato?», dice Bergoglio a Ratzinger, «La vita che Egli ci ha donato non fa altro che cambiare. Lei è un successore di San Pietro. San Pietro era sposato. Fino al XII secolo il celibato non era un obbligo e gli angeli… non ve ne era traccia fino al V secolo e all’improvviso ce li ritroviamo dappertutto come i piccioni. In natura nulla è statico, non lo è neanche Dio», afferma il futuro Papa Francesco. «Dio non cambia mai», controbatte Ratzinger. «Sì che cambia. Dio si trasforma», risponde Bergoglio.
E che attori!
I due attori, Anthony Hopkins e Jonathan Pryce (rispettivamente nei panni di Benedetto XVI e Papa Francesco) riportano nella mimica facciale, nell’andatura e nella gestualità la diatriba tra conservatori e riformatori che sopravvive nella Chiesa da millenni (ricordate il messaggio di San Francesco?) e che ha visto il suo acme nel Concilio Vaticano II. Il verbale, il paraverbale e il non verbale si intersecano, dunque, alla perfezione per portare sullo schermo questa dicotomia che non viene sostenuta appieno dalle immagini.
Meno brillante la regia…
I due papi eccelle, infatti, per la performance degli attori protagonisti e per la sceneggiatura di Anthony McCarten. Sul piano della resa filmica la pellicola riporta un solo punto di vista, ponendosi troppo dalla parte del progressismo e banalizzando così le ragioni dei conservatori, in questo caso di un luminare come Papa Ratzinger. Nel complesso il regista, mescolando più generi cinematografici, crea un discreto film che purtroppo scade ogni tanto nel kitsch. Trovate I due Papi su Netflix. Tre stelle. (Marica Movie and Books)