I leoni di Sicilia: recensione della serie tv basata sul romanzo di Auci

I leoni di Sicilia, l’avvincente serie tv di Disney +, è uno spaccato sulla borghesia ottocentesca siciliana. Tra desiderio di nobilità e ascesa sociale, Paolo (Vinicio Marchionni) e Ignazio Florio (Paolo Briguglia) si trasferiscono da Bagnara Calabra, dopo l’ennesimo sisma che rade al suolo ogni cosa, a Palermo dove apriranno una bottega di spezie.

Con loro ci sono la moglie e il figlio di Paolo, Giuseppina (Ester Pantano/Donatella Finocchiaro) e Vincenzo. Disprezzati sia dalla nobilità che dalla borghesia, i Florio, intraprenderanno la scalata sociale e riusciranno a farsi largo costruendo un impero che da Paolo, passando per Ignazio, sarà ampliato da Vincenzo (Michele Riondino).

La serie televisiva è la trasposizione cinematografica del primo romanzo omonomo della scrittrice Stefania Auci. Diretta magistralmente da Paolo Genovese, ha tutte le caratteristiche di una serie storica perché il soggetto si basa sulle vicende realmente accadute alla famiglia Florio di cui Stefania Auci racconta in due avvincenti romanzi l’ascesa e la caduta.

La serie televisiva offre più spunti di riflessioni sulla società del tempo e in modo particolare sullo sviluppo della borghesia siciliana, di cui vediamo le tracce nel romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e nella trasposizione cinematografica di Luchino Visconti.

I leoni di Sicilia è anche un affresco sul patriarcato e sulla condizione della donna. Giuseppina, che ha dovuto rinunciare all’amore per il cognato in nome del prestigio, farà di tutto per impedire al figlio Vincenzo di sposarsi con Giulia Portalupi (Miriam Leone), figlia di un mercante milanese e colpevole agli occhi della suocera di non essere nobile. Vincenzo ammaliato dal titolo nobiliare, che insegue a tutti i costi, si rifiuta inizialmente di ufficializzare il suo amore con Giulia facendo nascere le sue due figlie nell’illegittimità fino a quando la donna non le darà il tanto agognato erede maschio.

Giulia ha dalla sua educazione, intelligenza e perspicacia e, pur avendo un ascendente su Vincenzo, dovrà subire tutta una serie di umiliazioni tipiche della sua condizione di donna dell’epoca. La serie tv ci fa riflettere sulla gestione del potere maschile e sulle gabbie di genere che creano ruoli fissi, prestabiliti e logoranti.

D’altra parte Vincenzo Florio fu un uomo molto innovativo, basti pensare che fu lui a creare il tonno in scatola e a dare al Marsala la notorietà che ancora ha. Quindi I leoni di Sicilia (la serie tv è suddivisa in otto episodi di circa 50 minuti ognuno) anche grazie agli splendidi costumi, alla realistica scenografia e alla fotografia molto moderna, è un prodotto audiovisivo degno di nota. Da non perdere! Maria Ianniciello

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