Ci sono stati diversi eroi tra le forze armate italiane, come per esempio il carabiniere Salvo d’Acquisto, la cui storia fu portata sullo schermo prima nel 1974 da Romolo Guerriero nel film con Massimo Ranieri nei panni di D’Acquisto e poi nel 2003 da Alberto Sirone nella pellicola con Beppe Fiorello. Ma D’Acquisto, come anticipato, non fu l’unico eroe italiano della seconda guerra mondiale. Ci fu anche il comandante del sommergibile Comandante Cappellino, Salvatore Totaro, che nel 1940 salvò nell’Oceano Atlantico i naufraghi del piroscafo belga Kabalo. Totaro non avrebbe potuto farlo. I belgi, pur essendo neutrali, si stavano alleando con gli inglesi e comunque le leggi della guerra erano e sono spietate. La storia di Salvatore Totaro è al centro del film Il comandante, con Pierfrancesco Favino nei panni del protagonista.
Il comandante, recensione del film
Edoardo De Angelis, dopo aver diretto la serie tv La vita bugiarda degli adulti, torna sul grande schermo con una vicenda realmente accaduta che, come ne Il vizio della speranza, ha ancora una volta per protagonista l’acqua. Ma questa volta di donne ne vediamo poche, perché il fulcro di questo nuovo lungometraggio è il maschile con le sue contraddizioni e con i suoi lati oscuri.
Il comandante è un film che cresce di intensità gradualmente e che acquisisce di forza verso la seconda parte quando le immagini si fanno più eloquenti e la vicenda prende forma in un crescendo di sensazioni molto profonde. Nella prima parte della pellicola è la parola l’asse portante. Poi le parole lasciano il posto sempre più alle immagini e ai primi piani che evidenziano i voti disperati e contriti di uomini che chiedono salvezza in un contesto disumano.
Un film dal messaggio politico inequivocabile
Totaro è un uomo molto integro che pone le leggi del mare al di sopra delle regole belliche. Di fronte alle braccia tese di chi chiede una chance per vivere Totaro tende sempre la mano per afferrare un’altra mano e ricondurla a bordo, dando così speranza. In un contesto desolante e desolato il sommergibile – che di solito percorre il mare nel silenzio e senza farsi vedere – è costretto a restare allo scoperto pur di salvare vite.
De Angelis ci presenta un’umanità che non chiede eroi invincibili che promettono vittorie. L’essere umano di questo film non rinnega la paura e si aggrappa al ricordo di un cibo pur di sopravvivere. Il regista ci pone, quindi, faccia a faccia con uomini che cercano una guida che abbia un Cuore.
Il comandante è dunque un film dal messaggio politico inequivocabile. E, con un ottimo Pierfrancesco Favino e un cast corale, riesce a scuotere le coscienze e soprattutto ci costringe a porci molte domande non solo sul significato della nostra vita ma soprattutto sul senso profondo dell’accoglienza. Maria Ianniciello