Che cosa ci racconta, a distanza di sessant’anni, Il Gattopardo di Luchino Visconti? Quanto è ancora attuale questo capolavoro della Settima Arte, che conquistò pubblico e critica? Premiata con la palma d’oro a Cannes, la trasposizione cinematografica de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (trovi il libro qui) non descrive soltanto la fine di un’epoca ma ne anticipa un’altra, come solo i grandi film sanno fare. La versione cinematografica del romanzo uscì nel 1963, in pieno boom economico. La vecchia epoca, rappresentata dalla Monarchia e della nobiltà, era ormai in decadenza in Italia e stava tramontando l’idea che il prestigio contasse più dei soldi.
Il Gattopardo, recensione del film di Visconti
Scrive Gianpiero Brunetta nel libro ‘Cent’anni di Cinema Italiano’ (Laterza): “(…) Rovesciando l’ideologia neorealista e il precedente tipo di sguardo, Visconti torna in Sicilia e penetra nel palazzo Salina di Palermo per mostrare grandezza e decadenza di una civiltà al crepuscolo (…) Pur rendendo omaggio alle leggi della giovinezza e della bellezza dei protagonisti, Tancredi e Angelica (…), e fermandosi ad ammirarne il prepotente muoversi alla conquista del futuro, Visconti riprende il tema della morte e lo esegue sovrapponendo un suo motivo biografico al soggetto del racconto. al decomporsi di una realtà ormai priva di identità e di funzione storica (…)”,
Avvalendosi della fotografia di Peppino Rotunno – che rievoca la pittura impressionistica e simbolista -, Luchino Visconti gira un film elegante nella forma che, privo di retorica, traspone sullo schermo il senso di desolazione che pervade il principe Fabrizio di Salina (Burt Lancaster) quando si accorge che il suo mondo sta volgendo a termine.
La nobiltà sta scendendo a compromessi con la nuova borghesia, che aspira a conquistare la Sicilia con i soldi, comprando terreni e titoli nobiliari. L’idea è che sia necessario adattarsi facendo spazio al cambiamento affinché nulla cambi in una Sicilia immobile e passiva pervade tutta la pellicola. Non mutano i valori, non muta l’atteggiamento predatorio di chi conquista e colonizza: le strade saranno sempre dissestate, i poveri saranno sempre più poveri. Traspare forte il pessimismo e il senso di impotenza che attraversa il protagonista, mentre tutti ‘gli altri’ cedono ai Savoia.
Tancredi da rivoluzionario diventa reazionario e la risata sguaiata di Angelica (Claudia Cardinale), che è bella ma non nobile, è il simbolo della liberalizzazione dei costumi e della sessualità. La scena finale del principe Fabrizio, che scompare in mezzo ai ruderi, ci rende testimoni e insieme portatori di una profonda nostalgia che non può lasciarci indifferenti oggi come allora.
Questo film è attuale perché descrive il ricambio generazionale e la paura dell’oblio che pervade l’essere umano di ogni epoca quando si accorge di essere finito in un tempo infinito. Luchino Visconti, allargando e restringendo il campo, ci dimostra che non esiste separazione tra contesto e personaggi, tra psiche collettiva e psiche individuale, tra luoghi e persone, perché in fondo dopotutto il comportamento dei popoli è definito dalla geografia, persino dalle condizioni metereologiche, come il caldo rovente della Sicilia (lo vediamo verso finale del film, dove il sudore gronda dalla fronte dei personaggi) e dallo scirocco.
La trama de Il Gattopardo
Siamo nella Sicilia del 1860. I garibaldini stanno conquistando l’isola. Il principe di Salina con la sua numerosa famiglia reagisce come può senza grandi opposizioni al cambiamento, pur temendolo. Il nipote Tancreti Falconeri prima affianca i garibaldini e poi si arruola nell’esercito italiano. Il ragazzo si innamora poi di Angelica, la figlia del sindaco Calogero Sedara, che ricambia l’amore del ragazzo. Per intercessione del principe di Salina, i due si sposeranno.
Degni di nota sono il ruolo di Padre Pirrone (Romolo Valli), il dialogo lungimirante tra il cavaliere Chevalley (Lislie French) e il principe nonché la presenza di un giovane Terence Hill (nei panni del conte Cavriaghi) che figura nei titoli col suo nome e cognome vero, ovvero Mario Girotti. Il Gattopardo è su Rai Play.