E se all’improvviso perdessimo le parole e il loro significato? Dove andremmo a cercarle? La Lingua è la nostra identità giacché ci fa comunicare non solo con gli altri ma anche con noi stessi. Difatti, i nostri pensieri non sono altro che un fiume di parole. “E in principio era il Verbo…”: si legge, non casualmente, nella Bibbia.
Nel romanzo Nuova Grammatica Finlandese (Bompiani) Diego Marani, partendo dai suddetti interrogativi, ci guida nei sentieri tortuosi della mente di un uomo che ha perso la propria identità, perché ha dimenticato la sua Lingua Madre. Pagina dopo pagina il lettore si accorge di quanto il linguaggio verbale sia importante per ciascuno di noi.
Eppure in genere, quando utilizziamo una parola, è difficile che ci chiediamo da dove nasca o come si sia sviluppata nel corso del tempo, e – se proprio vogliamo conoscerne l’etimologia – usiamo un dizionario, su cui nei secoli uomini di buona volontà hanno investito il loro tempo per tramandare ai posteri il significato e l’origine di tutte le parole che oggi conosciamo e usiamo più o meno correntemente.
Il professore e il pazzo: recensione, trama e trailer del film al Cinema
Non a caso nel paragrafo precedente ho utilizzato la parola tempo più volte. L’ho fatto perché è proprio il trascorrere delle ore, dei giorni, delle settimane e degli anni che scandisce il lavoro del professor James Murrey, una figura che ho potuto conoscere ed apprezzare attraverso il film Il professore e il pazzo, arrivato nelle sale cinematografiche italiane il 21 marzo scorso.
Infatti, in una sequenza de Il professore e il pazzo – all’apparenza la meno significativa di tutto il film – un orologio a pendolo si sente in lontananza mentre la macchina da presa indugia sullo sguardo luminoso e lungimirante di Mel Gibson.
Il regista de La passione di Cristo interpreta in questo film il professore Murrey, il quale investì gran parte delle sue giornate per dare ai posteri il primo dizionario di Lingua Inglese, che gli fu commissionato dall’Università di Oxford, lavorando in modo certosino.
Murrey però non ci sarebbe riuscito senza l’aiuto del dottor americano William Chester che da un manicomio, sfruttando la sua vasta cultura, mandò per posta al professor Murrey e al suo team la maggior parte delle parole possibili.
Non solo tempo ma anche movimento è il termine che questo film mi evoca. La prima sequenza è infatti veloce, convulsa, movimentata così come è rapida l’andatura di Chester che, gestito da un raptus di follia, sotto i nostri occhi uccide (a suo dire per sbaglio) un padre di sei figli e un marito devoto.
Il regista P.B. Shemran (noto con lo pseudonimo Farhad Safinia), quindi, si sofferma sulla pazzia del dottore e sui demoni che distorcono la sua mente brillante, lasciandolo inerte e pieno di dolore.
La spiccata sensibilità è il punto di forza e al contempo il tallone d’Achille del medico. Riuscirà la passione per la lettura a ‘salvarlo’ dai sensi di colpa? Lo scoprirete al cinema.
Il professore e il pazzo: vale dunque la pena di vedere questo film?
Nel frattempo posso solo anticiparvi che Il professore e il pazzo sfrutta diversi canali comunicativi, facendo leva sull’emotività dello spettatore che non solo conosce una storia realmente accaduta ma può anche riflettere sull’amore.
Probabilmente si scade troppo nella retorica tuttavia nel complesso Il professore e il pazzo è un film riuscito anche grazie all’ottima performance di due attori come Mel Gibson e Sean Penn. Quest’ultimo infatti con lo sguardo delirante e assente ci regala momenti di straordinaria follia. Da vedere per apprendere. **** (recensione di Maria Ianniciello)