Il richiamo della foresta: trama e recensione

E’ stato piuttosto cauto Chris Sanders. Il suo nuovo film, Il richiamo della foresta, pur ispirandosi al famoso libro di Jack London, si allontana dalla versione romanzata, probabilmente per due motivi:

  1. Le violenze subite dal cane Buck sono troppo forti per un pubblico di bambini.
  2. Di aggressività ne è pieno il mondo.

Di conseguenza il regista e soprattutto lo sceneggiatore Michael Green, basandosi sul soggetto di London, hanno ideato una pellicola molto rassicurante che affronta tematiche salienti per il nostro tempo.

Hanno così creato nuovi personaggi e una storia che strizza l’occhio ai più noti dogs movie, per creare quell’alchimia tra un uomo e un cane che fa sempre una certa tenerezza.

Ne Il richiamo della foresta di veri padroni, però, non se ne vedono, perché Buck è un cane libero, con tanta energia.

Il richiamo della foresta trama

Il richiamo della foresta: trama e recensione (podcast in calce)

Nelle prime sequenze vediamo che Buck ne combina di tutti i colori (un po’ come il labrador Marley) nella sua abitazione californiana fino a quando non viene venduto diventando così – dopo una serie di peripezie e disavventure – un animale da slitta.

A guidare il branco sono il simpatico Perrault (Omar Sy) e la glaciale Mercedes (Karen Gillan). Ma, quando le cose sembrano andare per il verso giusto, Buck incontra Hal (Dan Stevens) e questa volta rischia la morte. Sul suo cammino compare John Thornton (Harrison Ford) che lo prende in custodia. I due cominciano così ad esplorare terre inesplorabili.

Buck sente quindi il richiamo del proprio istinto, che è stato soppresso e vilipeso per secoli da un addomesticamento forzato. Thornton ritrova invece una parte essenziale di sé.

Trovi il romanzo di London qui

La voce dell’istinto…

Il richiamo della foresta, con immagini mozzafiato, tra neve, cascate e dirupi, ci invita a riflettere su ciò che abbiamo perso, quando simbolicamente siamo usciti dal Paradiso terrestre, soggiogando le altre specie e distruggendo la natura. Abbiamo smarrito il nostro lato istintivo e sono state messe a tacere peculiarità tradizionalmente ritenute femminili come l’intuito e la creatività. La parte selvaggia, che ci accumuna agli animali, è stata sempre più soffocata, come sostiene Clarissa Pinkola Estés in Donne che corrono con i lupi.

Tuttavia ogni tanto rispuntava di qua e di là, nelle fiabe, sotto forma di strega e di divinità legate alla natura.

Il richiamo della foresta trama

Il richiamo della foresta è dunque un film di formazione. Ci insegna, difatti, che si cade e ci si rialza ma solo seguendo la voce dell’istinto. E poi c’è anche un’altra chiave di lettura che rende questa pellicola particolarmente interessante dal punto di vista narrativo. Nel lungometraggio si percepisce che la natura e, quindi, gli animali, come la nostra stessa vita, non ci appartengono. John Thornton lo capisce e quindi si affida al cane sapendo che non gli appartiene perché Buck è della foresta.

L’unica nota stonata è che il cane è stato realizzato a computer e quindi l’effetto artificioso – che è lampante – stona con tutto il contesto.

Il richiamo della foresta, tuttavia, nel complesso è un bel film, perfetto per i bambini e per una serata poco impegnativa, da trascorrere al cinema con gli amici! (Marica Movie and Books)

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