Gabriele Salvatores è tornato alla regia con Il ritorno di Casanova: un film molto diverso dai precedenti, per stile e genere. Si tratta di una pellicola più intimistica ed introspettiva che, grazie al montaggio magistrale di Julien Panzarasa, riesce ad affrontare più temi con lucidità senza annoiare e dando tuttavia agli spettatori il giusto tempo per riflettere.
Il ritorno di Casanova: recensione e trama
Il ritorna di Casanova è un film molto cerebrale, perché il grande assente è proprio il cuore che avrebbe dovuto fare la sua comparsa almeno nelle sequenze finali. Salvatores sperimenta mettendosi alla prova e questo è un suo grande merito perché nell’arte più del risultato dovrebbe contare il percorso e dunque il tentativo di raccontare in modo creativo una storia o più storie che si intersecano. E qui la creatività non manca.
Il lungometraggio è una riflessione spassionata sul tempo che passa e sulla noia che un artista famoso (in questo caso un regista) potrebbe provare col trascorrere degli anni. Salvatores per la sceneggiatura di questo film guarda indietro arrivando nientemeno al 1918, quando il drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler scrisse il racconto Il ritorno di Casanova.
Toni Servillo veste i panni di Leo Bernardi, un noto regista cinematografico che, dopo aver girato il suo film su Casanova, basato sul soggetto di Schnitzler, ha una battuta d’arresto proprio durante il montaggio. Il produttore gli sta col fiato sul collo, così come la stampa che aspetta con trepidazione la presentazione della pellicola alla Mostra del Cinema di Venezia.
Due piani paralleli
La spettatrice e lo spettatore vengono così portati su due piani paralleli, proprio grazie all’abile lavoro di montaggio di Panzarasa. Bernardi è collocato in un contesto atipico, perché privo di colori, come per voler evidenziarne l’eleganza e al contempo la totale assenza di sfumature che rende la quotidianità del protagonista pallida, mortifera, artefatta, annoiata.
Sull’altro piano ritroviamo Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Giacomo Casanova. Qui i colori sono brillanti, l’atmosfera è rocambolesca e gioviale. Ma il celebre avventuriero è ormai invecchiato, ha perso di brio e non ha più appeal sulle giovani donne. Vediamo scorrere il film e la vita vera sul Grande Schermo che è a sua volta finzione. Il cinema racconta, dunque, se stesso.
La pellicola può essere letta sia in chiave individuale che collettiva, ovvero sia come una considerazione sulla figura del regista, sia come una riflessione su tutta la Settima Arte che oggi, ci dice Salvatores, sembra voler ritrovare la propria creatività nella semplicità delle origini. Bernardi incontra durante le riprese Silvia (Sara Serraiocco), una contadina di pasoliniana memoria e, mentre il non più giovane Casanova nel film fa di tutto per giacere con la bellissima Marcolina (Bianca Panconi), il regista si disinteressa della sua opera lasciandola interamente nelle mani di Gianni (Natalino Balasso) che provvede al montaggio.
Insomma, Il ritorno di Casanova non so se farà parlare di sé ma più di una nota positiva ce l’ha, proprio per la capacità di Salvatores di osare. E scusate se è poco!