“Il seme e la speranza” è la ristampa dell’album pubblicato nel 2006 dai Gang. I fratelli Marino e Sandro Severini, insieme a Paolo Mozzicafreddo (batteria), Francesco Caporaletti (basso e cori), Marco Tentelli (tastiere) compiono, così, un percorso culturale completo, finalizzato allo spargimento di semi di libertà, giustizia sociale, pace e soprattutto di ideali. Forse il disco sembrerà alquanto anacronistico eppure risulta necessario. Si, necessario per le orecchie, per il cuore, per lo spirito. Nell’era del tutto e subito c’è, anzi deve esserci ancora spazio per la cultura contadina, per la concezione della terra come madre.
Le tante collaborazioni presenti all’interno del disco danno l’idea di un raccolta di racconti di ieri che vogliono essere fonte di ispirazione per gli affanni di oggi. Un lavoro fatto in casa, che si avvalso del sostegno di tutto il territorio marchigiano, per mettere nero su bianco, e poi musicare, gesta, voci, azioni, vite e storie che dovranno servire per farci riappropriare della nostra identità, dei nostri valori, dei nostri obiettivi.
Nei giorni dello sbando e del disorientamento, brani come “Lacrime del sole” e la cover “This land is your land” rappresentano la molla di un slancio da cui ripartire per ritrovarsi. Il fulcro dell’album sono alcuni degli episodi più atroci della storia umana come la strage del 4 maggio 1944, in cui 63 persone furono trucidate dai nazifascisti, e la mattanza nello stadio di Santiago nel 1973. Davvero toccante, inoltre, l’interpretazione del Coro delle Mondine di Novi nel brano “La pianura dei sette fratelli” mentre le vicende di persone come Maria Santiloni Cavatassi, Victor Jara, Marcos, Chico Mendes, scorrono davanti agli occhi come in un film dell’orrore. Le incursioni rock di “Comandante” e di “Saluteremo il signor padrone” lasciano, infine, la scena alle eterne verità di Gandhi, sintetizzate nelle parole de “Il lavoro per il pane” per auspicare, finalmente, un ritorno alle origini.
Raffaella Sbrescia