Il testimone invisibile: trama e recensione del film con Scamarcio, Leone, Paiato, Bentivoglio…

Ricordo che a dieci anni guardavo L’ispettore Derrick con i miei genitori e, ogni volta, si faceva a gara per capire chi fosse l’assassino. La serie cult prendeva la mia attenzione tutte le settimane. Con il tempo questo genere è scomparso dalla mia vita ed è stato sostituito da altri più in linea con la mia natura. O almeno così pensavo. Di tanto in tanto i gialli sono ricomparsi sotto forma di film prendendo la mia attenzione e facendo rivivere quella bambina di alcuni anni fa. Mi è successa la stessa cosa con Il testimone invisibile. Infatti, come allora, anche questa volta, sono riuscita ad individuare il bandolo della matassa in anticipo.

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Sì, perché Il testimone invisibile è come una sorta di rompi capo… è un film classico-moderno; di classico ha l’intreccio e la capacità di coinvolgere lo spettatore sin dalla prima sequenza, quando la macchina da presa di Stefano Mordini ci porta subito sulla scena del crimine: l’imprenditore Adriano Doria (Riccardo Scamarcio che ritorna sul set di Mordini a distanza di due anni da Pericle il nero) si sveglia confuso e ferito in una stanza di un albergo di montagna. Si accorge che la sua amante è stata uccisa da qualcuno che si è intrufolato di nascosto nella camera. E qui vi consiglio di non distrarvi nemmeno per un istante. Scopriamo, poi, che Doria è stato accusato di omicidio e che il suo legale lo ha affidato alla famosa penalista Virginia Ferrara, interpretata da Maria Paiato, al quale l’imprenditore deve spiegare come sono andati i fatti. Comincia così il racconto a ritroso dell’illustre uomo d’affari che piano piano si vede costretto a rivelare tutta la verità lasciandoci più volte basiti.

Il testimone invisibile è, dunque, un film ad incastri, fatto di puzzle che devono essere messi al posto giusto ma per riuscirci bisogna fare attenzione all’espressività e al linguaggio del corpo dei personaggi oltre che ai dettagli. Il film strizza l’occhio al miglior giallo/thriller americano, sulla falsariga (solo per quanto riguarda la scelta dei luoghi e l’atmosfera sinistra) di Animali Notturni, e rientra in un genere che si sta evolvendo in Italia come ci dimostra La ragazza nella nebbia, ambientato in territori montuosi ed impervi.

Il consiglio in più. La Ferrara, con la frase “Dettagli signor Doria, dettagli”, si rivolge anche allo spettatore. Nel guardare questo film prestate attenzione ai particolari, mi raccomando.

Ne Il testimone invisibile il regista compie la stessa operazione. Sceglie località che rispecchiano non solo l’evolversi della storia e i suoi lati oscuri ma anche lo stato d’animo dei personaggi principali. Panorami cupi, grigi, isolati che si contrappongono agli scorgi della Milano bene, la città simbolo degli anni di Tangentopoli, quando la giustizia sembrava fare il suo corso (l’amante di Doria è interpretata da Miriam Leone che guarda caso impersona la soubrette e arrampicatrice Veronica Castello nella serie 1992, dedicata proprio a Tangentopoli). Nel film invece un testimone invisibile forse vuole farsi giustizia da solo… in una società dove – come dice la Ferrara – “i ricchi vogliono rimanere sempre ricchi”. (di Maria Ianniciello, seguimi su Instagram maria.ianniciello)

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