In amore vince chi fugge. Secondo Garry Marshall sembra proprio di sì almeno all’apparenza. Garry Mashall è il regista della divertente commedia Se scappi, ti sposo che nel 1999 riunì un affascinante Richard Gere e un’ironica Julia Roberts dopo nove anni dall’uscita del film cult Pretty Woman.
Nella pellicola il primo si sveste dei panni dell’uomo d’affari per indossare quelli del cinico reporter; la seconda si trasforma da prostituta in una frivola signorina che ad un passo dall’altare lascia sistematicamente il suo promesso sposo dandosela a gambe. Eppure l’aitante sposa in fuga riesce nonostante la sua reputazione a fare breccia nel mal capitato di turno confermando quanto il detto sostiene e cioè che in amore vince chi fugge.
Ma nella vita reale è davvero così? Bisogna farsi inseguire per essere amati? Farsi attendere? Farsi desiderare? Mi capita non di rado di vedere coppie che condividono ogni cosa e va bene che siamo nell’epoca della condivisione ma dirsi tutto è, a mio avviso, controproducente perché l’amore si nutre di mistero altrimenti si corre il rischio che il sentimento caro a Cupido si trasformi in una sorta di amicizia che alla lunga potrebbe tramutare in noia, malessere, insoddisfazione.
Una delle frasi che, secondo me, uccidono il rapporto è: “Tu sei per me un libro aperto”. Non è così. Nessuno lo è, perché siamo tutti anime in evoluzione e ciò che va bene oggi per me non è detto che vada bene domani. Di conseguenza niente è definitivo.
Autodefinirsi e definire il proprio partner, quindi, è controproducente. Il mistero al contrario risveglia energie sopite ed emozioni che nel rapporto, se non all’eccesso, hanno il diritto di esistere come un po’ di sana gelosia. Raffaele Morelli nel libro Il sesso è amore (Mondadori) scrive: “Con Eros siamo di fronte a un mistero: spiegarlo, capirlo e rovinarlo è la stessa cosa. Ci tocca viverlo e lasciarsi portare…Silenziosi, senza dire nulla e abbandonarci agli amori, così come sono”. Lo psichiatra ha spesso dichiarato che l’amore si nutre di momenti di vicinanza e di lontananza. Stare sempre insieme, dirsi tutto, condividere ogni momento potrebbe inaridire l’amore. Bisogna al contrario mantenere viva la curiosità.
Dopo le prime fasi dell’innamoramento, è salutare che ciascuno coltivi i propri spazi, che i partner abbiano degli interessi individuali, degli amici, che sappiano stare anche da soli affinché nel legame non si crei una sorta di dipendenza affettiva, che è molto pericolosa per il benessere dell’individuo perché ricordate che la coppia è pur sempre formata da individui con delle caratteristiche uniche.
Il poeta libanese Khalil Gibran nella poesia sul matrimonio afferma: “(…) Amatevi l’un l’altra, ma non fatene una prigione d’amore. Riempitevi a vicenda le coppe ma non bevete da una coppa sola. Cantate e danzate insieme e siate gioiosi ma ognuno di voi sia solo come son sole le corde del liuto sebbene vibrino di una musica uguale. Datevi il cuore ma l’uno non sia rifugio all’altra perché soltanto la mano della Vita può contenere i vostri cuori. E state insieme, ma non troppo vicini poiché le colonne del tempio sono distanziate e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro”.
E allora in amore vince chi fugge? No, non credo. Vince chi sa farsi ispirare da Eros mantenendo una propria identità all’interno della coppia. E quando vi viene in mente di creare un account sui vari social in comune con il vostro partner (pratica che va molto di moda) pensateci bene. Il rischio è che vi stiate annullando per l’altro disintegrando l’Amore e predisponendovi ad inutili sofferenze.
Dott.ssa Maria Ianniciello, naturopata e giornalista pubblicista