Cecilia Quadrenni è una cantautrice aretina. Da sempre amante del songwriting, nonché della cultura e della ricerca artistica, l’artista ha seguito, fin da bambina, un sogno fatto di note. In seguito al rifacimento, in chiave pop, del “Concierto De Aranjuez”, composizione di musica classica, nel 2011, Cecilia ha intrapreso un tour nei migliori locali di musica live a Londra e, dopo la pubblicazione della raccolta di cover “Molto Personale”, lo scorso giugno l’artista ha pubblicato “To Summer”, un ep contenente tre inediti e una cover del brano irlandese “Scarborough Fair”. La musica di Cecilia è tesa alla ricerca dell’essenzialità per cui, la scelta di rappresentare luoghi lontani e sconosciuti risponde all’idea di musica come fotogramma di un’immagine.
Cecilia, il tuo percorso artistico è da sempre volto ad intendere la musica come forma d’arte a 360 gradi. Come si è evoluta nel tempo la tua passione?
Ho sempre avuto attrazione per ogni forma artistica e, vivendo in un piccolo paese, ho cercato di fare “mia” ogni tipo di esperienza musicale o teatrale. Ho iniziato la gavetta da bambina, quando ottenevo piccole parti nell’opera lirica o negli spettacoli di mimo. C’erano artisti di grande calibro e per me è stato molto utile lavorare con loro: partecipare alle prove, vedere gli altri provare, sbagliare, cadere e rialzarsi, mi ha subito fatto capire che l’arte, in generale, è frutto di molti sacrifici e necessita di forte disciplina e tanta forza di volontà. Quando mi sono avvicinata alla musica e al canto, poi, ho dato subito importanza al lavoro “dietro le quinte” e, anche oggi, ogni volta che dò vita ad un brano ne curo ogni aspetto nei minimi particolari, compreso l’arrangiamento.
Sapresti fornirci un’ immagine per ogni canzone contenuta nel tuo ep intitolato “To Summer”?
Per il primo brano “To Summer” immagino una corsa verso il mare, una fuga dalla realtà… in “It’s Just Rain”, un corpo nudo a braccia aperte sotto la pioggia, mentre in “New Wind” vedo un bambino che corre in bicicletta controvento, il vento della primavera.
Di cosa narra il brano tradizionale irlandese “Scarborough Fair” e cosa ha suscitato in te la voglia di reinterpretarlo?
Il brano narra di una fiera molto importante che si teneva ogni anno in una cittadina marittima dell’Irlanda del sud, appunto Scarborough. Le parole del testo raccontano le vicende di due innamorati che si chiedono delle prove d’amore, promettendo di scambiarsi dei doni: del rosmarino, un pizzico di timo, una camicia, un acro di terra…Il brano è, dunque, evocativo di una civiltà e di un paesaggio affascinante come quello irlandese. Mi sono immaginata posti sconosciuti in cui, sotto le tempeste del mare, la mia voce avrebbe potuto rendere omaggio ad un amore così intenso e puro come quello dei protagonisti del brano e anche l’arrangiamento, rock ed elettronico al contempo, s’ispira a questo.
Qual è il bilancio del tuo recente tour londinese?
Se penso che ero titubante prima di partire, adesso sorrido. È stato l’inizio di tutto, una prova molto difficile che mi ha aperto le strade qui in Italia ma che, soprattutto, mi ha formato caratterialmente, facendomi testare le mie idee e le mie intuizioni musicali di fronte ad un pubblico internazionale, dandomi il coraggio e le dritte su come procedere.
A cosa stai lavorando adesso e quali sono le attività che svolgi parallelamente alla musica?
Sto lavorando ad un nuovo brano per la primavera, con nuove collaborazioni, ma per adesso non faccio nomi. Parallelamente alla musica faccio poco e niente, tutta la mia vita è incentrata sulla musica e, anche quando esco con gli amici , finisco per stare al telefonino per mandare nuovi brani ai musicisti, provini, testi ecc. Insomma stacco poco ma forse è questo ciò che mi rende più felice. Guai se non fosse così!
Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?
Il 15 gennaio sarò ospite della mostra fotografica “Viaggi Fotografici” di William Mebane, presso l’Antiquariato Valligiano di Roma, e mi esibirò in una sessione acustica accompagnata da Andrea Palazzo alla chitarra, con brani tratti dall’Ep “Molto personale”. Poi penso che in primavera ripartirò per l’estero.
Raffaella Sbrescia