Grazie al suo talento anticonformista e alla sua incredibile voce, Paolo Nutini è diventato uno degli artisti più amati e di successo del panorama musicale mondiale, con oltre 5 milioni di album venduti. A distanza di cinque anni dal precedente album, il 27enne scozzese torna con un nuovo lavoro, “Caustic Love”. Il disco, registrato tra Valencia, Londra, Glasgow e Usa, in uscita il 15 aprile, contiene brani dal gusto soul e funk, una svolta che segna la crescita professionale e personale del giovane cantautore e musicista.
“Caustic Love” è molto diverso dai tuoi album precedenti. Come spieghi la svolta soul?
Non sono partito con uno stile definito. Il mio primo album non era né rock, né reggae. Quindi non c’era niente a cui potessi riferirmi per essere uguale a me stesso. Tutto cambia in base alle canzoni e alle idee che vengono fuori. Posso dire che il prossimo disco sarà probabilmente diverso. Magari un album punk. Non sono incazzato come i Sex Pistols, ma mi piacerebbe farlo. La svolta soul? Sono cresciuto ascoltando artisti che appartengono a questo genere. Un genere che però non si può definire perché molto vario.
Come è nato il titolo?
Caustic Love è amore corrosivo, pericoloso. Quando l’amore ti travolge non sai mai se è un bene o un male. Tutte le tue certezze vengono spazzate via. Prendi decisioni irrazionali. Diventi vulnerabile. Sei ossessionato. Puoi provare il più bell’orgasmo della tua vita e contemporaneamente avere il cuore spezzato.
Come mai hai atteso cinque anni prima di fare un nuovo album?
In realtà sono stato in tournée per più di due anni per promuovere il disco precedente. Ero stanco di sentire la mia voce, volevo prendermi una pausa. Gli altri tre anni li ho trascorsi studiando molte cose, per il gusto di farlo. L’arte di imparare senza per forza dover applicare. Non avrò fatto passi da gigante in tre anni, ma di sicuro mi sono salvato dalla follia.
In che modo ti sei salvato?
Mi sono dedicato a me stesso e alle mie passioni. Ho incontrato tante persone interessanti, ho studiato nuovi strumenti, ho perfino imparato a cucinare bene, fare lavoretti in casa, per cercare di rendermi più appetibile come single (ride, ndr). Ho avuto alcune vicissitudini sentimentali. Mi sono lasciato con una ragazza, ne ho incontrata un’altra, mi sono lasciato di nuovo. Spero un giorno di avere la fortuna di creare una famiglia, di avere un figlio o una figlia.
Sono tornato nelle città in cui ero stato durante il tour. Quando canti le uniche cose che vedi sono l’hotel e il palco, non hai il tempo di goderti le bellezze dei luoghi in cui ti trovi. Quindi per tre anni ho viaggiato, sono stato soprattutto in Spagna dove ho molti amici. Un posto che amo perché puoi stare in spiaggia al sole anche a dicembre.
Perché nell’epica “Iron Sky” hai inserito il monologo tratto da “Il Grande Dittatore” di Charlie Chaplin?
Sono fan di Chaplin da sempre. Amo i suoi film e la sua musica. Adoro il modo in cui riusciva ad imbrigliare le sue capacità e a realizzare le idee che aveva. Siamo tutti, bene o male, dei creativi. Ma io trovo spesso delle difficoltà ad esprimere e a concretizzare ciò che penso. Il discorso di Chaplin amplifica il messaggio di “Iron Sky”.
Cosa intendi quando nel testo dici: “We find Gods and religious to paint us with salvation”?
C’è un sacco di gente convinta di credere in Dio e di comportarsi in modo tale da potersi guadagnare il Paradiso. Ma il comportamento di molte persone, in realtà, avrà un effetto contrario. Donne linciate perché hanno fatto vedere troppa gamba, ragazzi gay impiccati per la loro sessualità. Tutto in nome della religione. Penso che il messaggio fondamentale sia amare il prossimo, essere buoni e gentili con le persone.
Nel disco parli anche di politica.
Oggi è difficile capire quale politico ti rappresenta veramente, soprattutto nel vostro Paese. Non viviamo in democrazia ma in dittatura. Ormai chiunque esprima un parere, è accusato di fare terrorismo. Ci vorrebbe una rivolta per uscire da questo sistema. In realtà non si sa bene per cosa si stia lottando. Se qualcuno vota qualcuno per ciò che propone, poi una volta eletto fa altro. Quando non si riesce a sciogliere un nodo politico, pare che l’unica risorsa sia dover per forza fare una guerra. Io sono per trovare un’altra soluzione, un’alternativa che non sia imbracciare un fucile. La violenza genera l’utilizzo di altra violenza e quindi nuove guerre.
Il 18 settembre ci sarà un importante referendum per l’indipendenza della tua Scozia. Cosa ne pensi?
Non ne ho mai parlato fino ad ora. Posso dire che i motivi che hanno spinto il governo scozzese a cercare questo referendum sono reali, ci sono problemi seri. E’ importante farlo perché mette di nuovo in contatto la gente con la politica. Ci sarà un coinvolgimento totale, che non si limiterà ad una semplice notizia pubblicata su un giornale. E’ forse un passo un po’ azzardato in questo momento di crisi finanziaria generale, ma è una cosa necessaria.
Torniamo a parlare di musica. Come hai lavorato al nuovo album?
All’inizio ho avuto parecchie difficoltà perché non trovavo un produttore giusto, alcuni non mi volevano proprio perché non rientravo nella loro classe demografica. Non avevo nemmeno le idee chiare sul tipo di sound del disco. Sapevo però quello che non volevo. Ho avuto la fortuna di incontrare Dani Castelar, produttore che mi ha aperto un mondo. Sono stato con lui a Los Angeles dove ha molta attrezzatura a disposizione. Ha prodotto le sessions, un’occasione importante per me ma anche per lui che fino a quel momento non aveva mai lavorato a suoni simili. Il mio compito è stato quello di tenere lontano la casa discografica affinché non influenzasse la realizzazione del disco.
Durante il festival di Sanremo, di cui sei stato ospite, hai affermato di essere un fan di Celentano. Sarà possibile una vostra futura collaborazione?
Ci siamo sentiti al telefono. Adriano ha promesso di venire ad uno dei miei concerti estivi in Italia. Ho sempre amato le sue canzoni e mi sto studiando tutti i suoi film, per conoscerlo meglio. Potrebbe nascere una collaborazione. Mi piacerebbe molto.
Silvia Marchetti