Carico, carichissimo. Brillante, istrionico ed in perenne movimento. Così Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, si è presentato allo Stadio Arechi di Salerno per la data campana del suo Backup Tour. Uno show lungo più di due ore per una carrellata di canzoni che hanno fotografato, in maniera completa, 25 anni di carriera di un artista che potremmo ampiamente candidare a re del pop italiano.
Evoluzione è la parola chiave che caratterizza il suo eterogeneo repertorio, rivisitato e stravolto, per l’occasione, con risultati a tratti sorprendenti.
Jovanotti trasforma suoni e parole servendosi di un variegato range di scelte musicali, accompagnando il tutto con immagini e motion pictures di altissimo livello: animazioni astratte, frammenti della sua immagine lavorati in tempo reale: distorti, moltiplicati, colorati. Le pupille del pubblico si muovono veloci per inquadrare i visual ed è davvero difficile staccarsene, un attimo dopo, per cercare Lorenzo che, tarantolato da qualche parte sul palco, è in costante contatto con i suoi fan in visibilio.
Lo show è introdotto dalle affascinanti note western di Django che introducono la band, poi arriva lui che intona subito «Ciao mamma guarda come mi diverto!». A seguire i successi degli esordi come Gimme Five, Non m’annoio e Megamix. Con Tensione evolutiva il palco si accende di infinite luci, le originali rivisitazioni di Safari e la versione metal de La mia moto sorprendono gli spettatori ma gli evergreen come Serenata Rap, Mezzogiorno e Mi fido di te s’insinuano sottopelle, lasciando un fremito lungo la schiena. Nonostante le atmosfere da maxidiscoteca e i settaggi da super djset, i momenti più emozionanti arrivano con A te, Baciami Ancora e una indimenticabile Gente della notte. Il ciclo dedicato alla notte continua con La notte dei desideri ed un medley in omaggio ad alcuni dei più grandi cantanti italiani: La notte dei miracoli (Lucio Dalla), Certe notti (Ligabue), Una notte in Italia (Ivano Fossati), Notte prima degli esami (Antonello Venditti), L’uomo in frac (Domenico Modugno).
Ancora melodie amarcord con Le tasche piene di sassi prima di tornare a ballare con Questa è la mia casa, Ragazzo fortunato, E’ una tribù che balla e, soprattutto, L’ombelico del mondo.
Il ritmo trascinante di Ti porto via con me, Il più grande spettacolo e Tutto l’amore che ho, lascia ampio margine di sfogo al pubblico desideroso di puro divertimento ma non mancano le sorprese come il riuscito ritmo ska di Bella.
In conclusione, una scarica elettro-dance sulle note di Penso positivo, chiude uno show tutto incentrato sulla speranza e sulla prospettiva evolutiva della vita.
Jovanotti si conferma così una continua scoperta, in attesa di nuove e mirabolanti imprese squisitamente pop.
Raffaella Sbrescia