Kong: Skull Island: trailer, trama e recensione – Le esclamazioni di stupore del bambino – seduto accanto a me – quando sul grande schermo proiettano le scene clou del film Kong: Skull Island mi divertono perché la riuscita di una pellicola di questo genere si evince dagli sguardi esterrefatti dei più piccoli, che sono molto sensibili all’effetto sorpresa. E qui di sorprese ce ne sono. La macchina da presa di Jordan Vogt-Robert si misura con un classico della cinematografia che negli ultimi anni sembra essere attratta di nuovo dai primati, come se si volesse riscoprire il lato primordiale dell’umanità che, forse, può essere ‘salvata’ dal cervello non tanto rettiliano (i lucertoloni sono i nemici di Kong) bensì limbico, cioè quello che abbiamo in comune con gli altri mammiferi. Rispetto al classico del 1933, in questo nuovo film Kong agisce soltanto nel suo ambiente naturale che protegge a tutti i costi tanto da essere visto dalle popolazioni locali come una sorta di Dio. Due studiosi, accompagnati in missione dall’esercito americano (il cui volto principale è quello di Samuel L. Jackson), approdano su un’isola deserta e inesplorata: qui incontrano una creatura gigantesca che somiglia a un gorilla, nonostante l’andatura sia perfettamente eretta.
Lo spettatore viene così trascinato in un ambiente ostile quanto affascinante per la varietà di creature presenti. Kong: Skull Island strizza l’occhio a Jurassic Park, mantenendo uno stile suo anche se meno spettacolare. In comune con la serie de Il pianeta delle scimmie questo film ha la capacità di farci riflettere senza impegnarci troppo, perché il vero obiettivo è divertire lo spettatore, regalandogli due ore di tranquillità e spensieratezza. Ci si muove, dunque, in un campo d’azione retrodatato: siamo negli anni Settanta, in piena Guerra Fredda. Il conflitto vietnamita è finito e sembra che l’America cerchi nuovi spazi territoriali da invadere più per un senso di nostalgia verso un passato non privo di dolori ma vittorioso (si cita spesso la Seconda Guerra Mondiale) che per convinzione.
L’abitudine umana di invadere territori altrui con l’uso delle armi è forse l’asse portante di Kong: Skull Island e rievoca nella mia mente, seppur vagamente, i western, dove i nativi d’America erano attaccati da cowboy rudi e per l’epoca affascinanti. Per la verità, il Cinema statunitense non ha alzato i riflettori mai sul serio e senza velature sull’eccidio degli indiani d’America, a differenza di quel che si sta facendo con gli afroamericani. Il film su King Kong – anche se apparentemente sembra non c’entrare nulla con questo spinoso argomento – mi ha fatto tuttavia ripensare alle ingiustizie subite dai nativi che ancora oggi sono sminuite e sottaciute. L’invasione dell’isola di Kong mi ha riportato purtroppo alla mente questa realtà amara dando al contempo un barlume di speranza: la presenza femminile (Brie Larson è una famosa reporter) sembra essere l’unica via per la salvezza come del resto un principio d’amore sbocciato tra la giornalista e l’affascinante capitano James Conrad (Tom Hiddleston). Kong: Skull Island, dunque, non è un capolavoro della cinematografia ma sicuramente farà parlare di sé per i suddetti motivi. Di seguito il trailer e l’immagine che abbiamo scelto per la copertina.