L’incredibile vita di Norman: recensione – Esistono gli strateghi, quelli veri, che si mostrano per ciò che sono, alla Gordon Gekko per intenderci, i quali puntano alle stelle e riescono a raggiungerle senza alcun freno inibitorio dando grandi ‘spallate’ all’avversario (reale o presunto); poi ci sono uomini che, dietro la coltre di apparente ingenuità, nascondono un’ambizione irrefrenabile, come l’irlandese Chris Wilton del film Mach Point per esempio; infine ci sono le persone come Norman Oppenheimer. Gli inqualificabili. Individui che nell’anonimato tentato la scalata sociale facendo del ‘favoritismo’ la loro arma migliore che però si può rivelare a doppio taglio! Norman fa una certa tenerezza, per la verità. Non riesco a giudicarlo, ma solo a compatirlo per il suo desiderio di essere preso in considerazione una volta tanto. Mi vengono in mente alcuni soggetti che per il successo, magari sui social, venderebbero la loro anima al diavolo proprio come il Kevin Lomax di Keanu Reeves. Ma Norman non rientra neppure in questa categoria di persone come non appartiene alla schiera degli intoccabili!
Oppenheimer non è neanche un accattone; la macchina da presa di Joseph Cedar segue le peripezie di questo personaggio con un tempismo straordinario e uno stile innovativo. Il regista – sebbene s’ispiri al grande cinema di Woody Allen – crea un film che somiglia solo a se stesso, non solo per la tecnica utilizzata, sicuramente impattante, ma anche per la capacità di uscire dagli schemi pur traendo spunto dalla Letteratura. Norman, vestito di abiti non proprio casual, gira per le strade di New York senza una meta precisa. Qualcuno potrebbe definirlo un opportunista, per me è solo un inguaribile romantico, che crede nelle persone a prescindere. Lui aiuta tutti e cosa ottiene in cambio se non un’effimera gratificazione? Tocca il cielo con un dito solo perché è riuscito ad istaurare un’amicizia (vera o presunta questo lo stabilirai tu quando andrai al cinema) con un importante politico israeliano che poi diviene primo ministro. Ci riesce perché gli regala un paio di scarpe molto costose.
Norman crea contatti, parla, forse anche troppo, con uomini e donne ‘importanti’, s’imbuca alle feste private, sembra indaffarato e pieno di idee. Eppure che cosa sappiamo di lui? Ha una famiglia? Dove vive? Per strada? In un appartamento? Che cosa fa Norman? Nel film a nessuno interessa. Io me lo chiedo sin dalle prime sequenze, quando impaziente scalpito sulla poltrona perché non vedo l’ora di saperne di più. L’incredibile vita di Norman è un film riuscito e, anche se non è un capolavoro, ci parla di solitudine, di desiderio di rivalsa, di voglia di sentirsi parte di qualcosa di grande, con un linguaggio moderno che colpisce ma non sconvolge, perché dopotutto ciascuno di noi una volta tanto ha incontrato per strada o in un negozio una personalità come Norman.
L’incredibile vita di Norman descrive minuziosamente, con dei primi piani accattivanti, un uomo che, nel suo anonimato, conserva un sottile barlume di originalità ma che non vuole correre il rischio di sentirsi emarginato da una società sempre più individualista e omologante! Il regista, che non pecca di qualunquismo, si avvale di un cast eccellente; sulla straordinaria interpretazione (secondo me da Oscar) di Richard Gere è stato detto tutto o quasi. Che cos’altro io posso aggiungere? L’attore americano, visibilmente imbruttito, si cala in un ruolo inedito che non gli toglie charme, anzi gli fa acquisire un punteggio maggiore nel panorama attoriale dimostrando che ci si può sempre reiventare anche alla soglia dei settant’anni se si vuole, senza accettare parti preconfezionate e già viste solo per il timore di finire nell’oblio. La vita è un percorso affascinante, misterioso, sicuramente inedito e l’attore dovrebbe sempre prefiggersi l’obiettivo di percorrere luoghi non ancora esplorati…