Chi va al cinema a vedere La battaglia dei sessi, con Emma Stone, pensando che si tratti di un vero film motivazionale si sbaglia perché in questa pellicola le motivazioni si sentono a parole, ma non si percepiscono mai davvero attraverso le emozioni forti e quel pathos che dovrebbe sostenere e muovere un lungometraggio di questo tipo.
Nel substrato del film trapela più che la lotta per l’emancipazione delle donne – che cercavano negli anni Settanta parità nello sport come nella vita quotidiana – quella per i diritti degli omossessuali ed è corretto perché la protagonista se ne farà successivamente portavoce dato che scopre a un certo punto della sua vita di essere lesbica. E` una pellicola che, però, si perde in più sfaccettature della storia e questo è il suo grosso limite, perché il film si occupa di eguaglianza sessuale – giustamente – a 360 gradi senza quel climax che un racconto del genere dovrebbe avere. Manca poi un po’ di movimento che avrebbe contribuito a dare più enfasi alla sceneggiatura.
Sia inteso La battaglia dei sessi è un buon film ed Emma Stone, perdendo ovviamente quell’aspetto un po’ favolistico, che altre pellicole le avevano conferito, mi convince appieno nei panni della tennista americana Billie Jean King. Il personaggio principale tuttavia è poco strutturato e non si entra mai per davvero nel cuore della donna. La pellicola non emoziona mai abbastanza, a differenza di altri lungometraggi che si occupano di sport, di vita, di emancipazione, di battaglie per l’affermazione, quali per esempio Ragazze vincenti o soprattutto Rush ma anche l’italiano Veloce come il vento (solo per citarne alcuni).
La battaglia dei sessi tuttavia – nonostante i difetti strutturali appena elencati – riesce a trasmetterci quel senso di determinazione che portò le donne a lottare per l’uguaglianza non solo tra le pareti domestiche ma soprattutto in ambito lavorativo e in questo caso nello sport. Le tenniste americane guadagnavano molto meno della controparte maschile perché, si diceva, erano meno talentuose e meno capaci di gestire lo stress da competizione. La gara tra Billie Jean King e il tennista cinquantenne Bobby Riggs, interpretato da un sempre pittoresco Steve Carell, dimostra il contrario in un momento in cui la battaglia dei sessi nel tennis era molto agguerrita e accesa facendo così ottenere alle atlete considerazione e rispetto.
La pellicola, diretta da Jonathan Dayton e Valerie Faris, è inoltre un monito a quante oggi hanno gettato la spugna ancorandosi a conquiste passate ma è pure un’occasione per riflettere su ciò che ancora bisogna fare perché la vera parità di genere in molte realtà è un miraggio. Il cinema ci apre, dunque, a nuove vedute e La battaglia dei sessi, con Emma Stone, ci invita a fare questo nuovo passaggio rinfrescandoci la memoria.