La Corrispondenza: trama, trailer e recensione del film di Tornatore – Faro (del proiettore) nel buio della sala. Ne La corrispondenza Tornatore illumina ancora una volta il (meta)discorso sul cinema manipolando l’immagine del grande schermo per spiegare l’alienazione contemporanea che passa, come ha insegnato la serie tv britannica “Black mirror”, attraverso gli schermi neri di tablet, computer e iphone. L’iniziale movimento di macchina in nero che ci introduce nel vivo dell’azione, non è che il paradigma di un cinema costruito intorno a zone d’ombra e di luce, chiaroscuri dell’esistenza e della passione amorosa, qui residui embrionali contenuti nella frammentazione dell’immagine filmica. Con la consueta schiettezza dell’artigiano e la grandeur tipica delle sue maestose produzioni internazionali, il cineasta di Bagheria copia e incolla da skype e dal pc le icone di un sentimento costruito sulla distanza virtuale. I vuoti lasciati dall’assenza del professore Ed Phoerum (Jeremy Irons), di cui è invaghita la studentessa Amy Ryan (Olga Kurylenko), sono come i “buchi neri” dell’esistenza su cui è costruito il paradosso pseudo-scientifico di “Interstellar”: il nostro rapporto con le stelle e i pianeti lontani brilla di una luce che continua, oltre la morte del corpo celeste, per milioni di anni. Così, la moltiplicazione degli schermi su cui si sviluppa la comunicazione tra i due amanti muore, ma si eternizza attraverso l’illusione di una sua ricomposizione attraverso i pixel della macchina. Alla fine, si sa, è tutto una fata morgana, un gioco di specchi in cui le identità si fondono e si confondono. La storia d’amore tra una giovane stunt-girl innamorata della morte “scenica” e un docente di astrofisica sessantenne, è scandita da una corrispondenza tradizionale – sotto forma di missiva – e da un dialogo virtuale, spesso via skype, che alimenta il fuoco un po’ sopito di un sentimento impetuoso e senza argini.
La corrispondenza è simmetria, conformità, ma, nel linguaggio matematico degli insiemi e come sembra suggerire il regista nel film, implica una relazione associativa tra un elemento A e un elemento B; si ha, in questo caso, una relazione che diventa magicamente plurivoca allorché la moltiplicazione delle immagini sugli schermi con cui i due amanti comunicano, suggerisce l’ipotesi di diverse Amy e differenti Ed che si alternano nel dialogo. È la teoria delle stringhe e dei multiversi spiegata da Ed, che ha, come tutti noi e come la bella “kamikaze” Amy, almeno dieci alter ego sparsi per il cosmo. Questo è il cinema secondo il prolifico regista siciliano: immagine riflessa dentro un’altra immagine e dentro un’altra ancora, in un circolo infinito che ricorda il sogno dentro il sogno di Edgar Allan Poe: sequenze infinite di riverberi emozionali, incastonate in una messa in quadro estetizzante. A conferma di questo, la solita enfasi musicale, stavolta più scarna, data da Ennio Morricone alla colonna sonora e uno stile pomposo, curato fin nei minimi dettagli. Ma a livello narrativo il film è costruito come un mistery a ostacoli, come quelli che affronta sempre Amy quando muore (nella finzione) assaporando poi le tante rinascite, fitto di indizi sparpagliati qua e là sotto forma di consegne a cadenza mai fissa. L’eclettismo di Tornatore è palpabile nel passaggio, mai netto ma abilmente sfumato, dall’impostazione classica (il taglio delle inquadrature, il modello narrativo, lo schema dell’intreccio convenzionale) al sopraggiungere dell’azione che smuove acque fino ad allora placide come quelle del rifugio collinare preferito dalla coppia.
Pretenzioso e fin troppo autocompiaciuto, La corrispondenza è un melodramma 2.0 che nulla aggiunge e nulla toglie al modo di fare cinema del regista, insieme spettacolare e ricco di sperimentalismi, ma questa volta la forma ben confezionata dell’opera tradisce l’autenticità della sua anima per regalarci un film sì gradevole, ma a tratti fastidioso come un enciclopedico trattato sull’amore al tempo di reti “disconnesse”. Ed ecco la trama: Amy è una studentessa fuori corso e nel tempo libero si diletta a morire e poi rinascere come stunt-girl. Ed è un luminare dell’astrofisica appassionato alla teoria delle stringhe. I due si incontrano, si conoscono e si amano perdutamente, finché il sessantenne professore sparisce improvvisamente e inizia ad intrattenere con la ragazza una fitta corrispondenza fatta di missive tradizionali, messaggi video e sms. Di seguito il trailer del film.