Il mondo della musica perde un pezzo di magia, quella di Lewis Allan Reed, in arte Lou Reed, che ieri sera è scomparso all’età di 71 anni. Il contributo dato da Lou Reed al rock è stato tale da non poter considerare la sua morte come definitiva perché qualcosa di lui rimarrà sempre e sarà sempre a disposizione di chiunque conservi della sua musica e della sua persona un ricordo speciale o volesse semplicemente conoscerlo o saperne qualcosa in più. Figlio di un’epoca dorata per la musica, Reed è stato chitarra e voce del gruppo Velvet Underground per poi diventare artigiano ed intagliatore unico delle proprie note. Nel raccontare il lato selvaggio della vita, Lou Reed si è immerso anima e corpo in percorso di ricerca letteraria e musicale disseminato di perdite, dipendenze e difficoltà. Grande protagonista dei suoi testi, la città di New York, bella e maledetta al contempo, centro nevralgico della cultura con un’influenza mondiale. Le ombre di questa metropoli hanno contribuito ad arricchire l’esperienza artistica ed esistenziale di Lou Reed. Di lui in questi giorni si è scritto di tutto e di più, a noi piace ricordare la sua grinta e la capacità di rimettersi in gioco dopo lunghi momenti di buio e di silenzio. La sua voce, a metà strada tra il cantato ed il parlato, si è spesso accompagnata alle distorsioni, ai reverse e agli assalti sonori della sua fedele chitarra . Cinico nichilismo e sofferenza le parole chiave di alcuni dei suoi numerosissimi testi che, in un epoca fatta di esistenze allo sbando, riecheggiano come lampi di luce in un presente oscuro.