Torna a Teatro Due di Parma La visita della vecchia signora, con la direzione di Alessandro Averone e gli attori dell’Ensemble Stabile di Fondazione Teatro Due, Roberto Abbati, Alessandro Averone, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Gigi Dall’Aglio, Paola De Crescenzo, Sergio Filippa, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Massimiliano Sozzi, Nanni Tormen, Marcello Vazzoler, Chantal Viola, in scena a Teatro Due dal 3 al 6 aprile 2013 alle 21, il 7 aprile alle 16, il 13 e 14 aprile sempre alle 21. Avidità, vendetta, potere, denaro, corruzione… tutta la sporcizia umana che emerge con prepotenza dal fondo degli animi e invade una scena povera, scarna e scura; rifiuti solidi urbani e rifiuti interiori collettivi premono sulle strade e sulle coscienze di ciascuno, in uno spazio che sta per esplodere: così il pubblico incontrerà questo allestimento de La visita della vecchia signora, un classico del 1956, una fra le opere più conosciute di Dürrenmatt. Disposto intorno a un crocevia di strade della cittadina di Güllen (“letamaio” in dialetto), il pubblico sarà spettatore e allo stesso tempo parte in causa del dramma, perché con la comunità in scena condivide istinti e passioni, e come loro è vittima della stessa crisi economico e sociale, morale ed etica, come loro è pavidamente parte di un gruppo in cui ci sarà sempre qualcun altro a prendere l’iniziativa. Il regista, Alessandro Averone, giovane attore dell’Ensemble stabile di Fondazione Teatro Due, che con il pirandelliano Così è (se vi pare), ha iniziato un percorso di direzione, afferma: «Questo testo è un classico ed ha la forza dei sentimenti universali, delle dinamiche sociali eterne alla base della vita in comunità, ovunque ci si trovi, nell’Italia degli anni 2000, o nella cittadina del testo, centro culturale di primo piano caduta in una situazione di abbandono e di crisi. Una crisi che porta con sé una feroce e disastrosa degenerazione dei valori e dei rapporti, o che forse, semplicemente, fa emergere la naturale disposizione dell’individuo». Attivatore di tutte le dinamiche, figura che si staglia su questo sfondo cupo, divinità che interviene nella vita dei poveri mortali e muove i fili delle loro vite è Claire Zachanassian, la vecchia signora appunto, tornata a visitare la sua città natale per vendicarsi di Alfredo, suo ex fidanzato che negò la paternità del bambino che lei portava in grembo e che corruppe due ubriaconi perché dichiarassero in tribunale di aver avuto rapporti lei. Claire negli anni in cui è stata allontanata dalla cittadina ha accumulato uno straordinario patrimonio con una serie di fortunati matrimoni e offre ora un miliardo di franchi al paese per l’omicidio di Alfredo. Un personaggio addolorato e disilluso, che porta in sé la disperazione cristallizzata in vendetta, un monstrum che incarna la sfida e la solitudine, un’aggregazione di parti dotata di una fisicità che la rende diversa e grottesca, minacciosa e dolente al tempo stesso. Come nel già era emerso nella sua prima regia pirandelliana, Alessandro Averone è interessato da un lato alle dinamiche del gruppo, alla massa come personaggio in sé, con un carattere e delle azioni determinate, un corpo e una forza unici, dall’altro al grottesco come elemento determinante delle nostre vite, in cui si scontrano perennemente la leggerezza dalla natura e la grevità delle regole sociali. Elemento dominante è l’umorismo amaro, noir e cinico di chi ride per le disgrazie comuni. «Mi interessa il dna di questa dinamica portante e riscontrabile sempre e ovunque, l’eterno scontro tra natura e cultura, tra il vivere sociale e le spinte individuali. Dürrenmatt e Pirandello hanno in comune la capacità di affrontare questo tema alternando tinte naturalistiche e grottesche, spietatezza e ironia. Nei nostri spettacoli ci interroghiamo sull’animo umano, ci spaventiamo nel guardarci dentro ma ne ridiamo con il pubblico e ne prendiamo distanza», conclude il regista.