Il cantautore Massimo Priviero compie 25 anni di carriera artistica: “Ali di libertà” è il suo nuovo album in cui verità e libertà sono, ancora una volta, i valori di riferimento. Culture e culture ha incontrato l’artista per percorrere insieme a lui le tappe principali del suo percorso che trae nuova linfa dall’amore per l’autenticità.
In questi giorni ha presentato il suo nuovo album “Ali di libertà”. Cosa racchiude questo disco al suo interno?
L’album racchiude più di ventennio di ricerca musicale e poetica. L’ideale della libertà è molto forte e molto presente non solo nella musica ma anche nella scrittura. Quello che si ascolta al suo interno corrisponde a quello che faccio e a ciò che sono. L’album è sicuramente molto autobiografico ma è anche molto condivisibile perché parla di una condizione esistenziale comune a molti.
La libertà è stato il filo conduttore di tutta la sua carriera. Qual è la molla che le fa scattare dentro la voglia di fuga da qualsiasi tipologia di compromesso?
Per me la libertà è il valore più importante della nostra esistenza, la ricerca del successo non è un valore. Io ho cercato di essere il più possibile libero e non ho mai seguito alcuna moda anche nel tipo di scrittura. Essere liberi è un modo di stare al mondo.
Quali sono gli elementi che caratterizzano il suo rock d’autore?
L’uso di chitarre aggressive s’incontra e si scontra con elementi più etnici, oltre che con il blues, nel raggiungimento di un equilibrio tra generi apparentemente diversi ma che finiscono col diventare una cosa sola. Nella mia musica non ci sono limiti o compartimenti stagni. La commistione di elementi eterogenei accresce il livello di emotività e poeticità senza alcuna forma di limitazione.
La sua sensibilità, forte e solitaria al contempo, quanto e come ha influito sulla sua musica?
La musica è lo specchio della mia persona: da un lato si tratta di un’esigenza vera e propria, dall’altro c’è un discorso legato alla condivisione dei miei contenuti con chi ha questo stesso tipo di sensibilità. Sono concetti che vanno insieme.
Ci racconta il Rolling live del 2009?
Si, fu un’esperienza davvero bellissima e molto emozionante. Quella sera c’era una marea di gente e in quell’occasione celebrai il culmine di un fantastico tour legato al disco intitolato “Sulla Strada”, un album importante che celebrava ben vent’anni di carriera. A prescindere dalla magia della location, che fu sede della rivista Rolling Stone per tanti anni e che ospitò tantissimi personaggi importanti del mondo della musica, ricordo che quel concerto ci emozionò a tal punto da decidere di pubblicarne un dvd. Fu un’importante tappa simbolica di un bellissimo viaggio.
13 dischi e 25 anni di carriera. Ci descrive con qualche aggettivo il suo percorso artistico?
Libero e vero.
Spesso l’hanno definita la risposta italiana a Springsteen. Quanto era d’accordo con questa definizione?
Beh si trattò di una specie di etichetta che mi fu data all’inizio della mia carriera soprattutto dovuta al fatto che nel 1990 il mio secondo “Nessuna resa mai” vide la produzione di “Little” Steven Van Zandt, storico chitarrista, braccio destro e coproduttore proprio di Springsteen. Fu quindi la critica musicale a cercare questa sorta di etichettatura ma è normale che per me fu un grande onore.
Lei è laureato in storia contemporanea e ama la letteratura. Tra i tanti progetti a cui ha preso parte ricordiamo “Musica e teatro civile Dall’Adige al Don” e “Storie dell’altra Italia”. Cosa ricorda di queste esperienze? Ne ha altre simili in programma?
Sicuramente! Le esperienze citate sono state una fantastica occasione di teatro civile e teatro canzone e, aldilà dei miei studi, sono fermamente convinto che conoscere la storia sia l’unico modo per capire meglio il nostro presente. Certamente prenderò parte a progetti simili in futuro ma anche nei miei testi dedico un certo spazio alla memoria del paese.
Si sente ancora un “menestrello di strada”?
La figura del menestrello mi rispecchia molto, soprattutto per quello che facevo agli inizi, tuttavia rimane una parte indelebile della mia anima.
Nel suo equilibrio tra rock e poesia, quali sono i valori che emergono fuori?
Ritorniamo un po’ al discorso di partenza: essere liberi e veri e cercare di schierarsi con la parte più debole del mondo in qualche modo mi aiuta e mi dà la forza per dare voce a chi non ne ha . Il bisogno di libertà esistenziale è quello che traspare dalla liricità dei testi e della forza irrompente degli arrangiamenti strumentali.
Il prossimo 27 settembre presenterà il suo album “Ali di libertà” al Blue Note di Milano con un concerto. Quali sono le sue aspettative?
Ho suonato tante volte a Milano, anche in posti più grandi, eppure il Blue Note ha una magia speciale. Sono curioso di vedere come il mio pubblico accoglierà le mie nuove canzoni e mi aspetto, come sempre, un intenso scambio emotivo. Staremo a vedere! Da lì comunque partirà il mio nuovo viaggio le cui tappe saranno annunciate, di volta in volta, sul mio sito http://www.priviero.com/
Raffaella Sbrescia