Dall’America arriva qui in Italia la serie tv Le regole del Delitto perfetto. Su Fox canale della piattaforma di SKY, è in onda la prima stagione del brillante legal drama che vede a lavoro l’ideatrice di Scandal e Grey’s Anatomy. Quale sarà la ragione di tutto il successo ottenuto?
In contemporanea con la trasmissione americana, il 27 Gennaio è stato il giorno prefissato per il debutto di How To Get Away with Muder. Presentato al pubblico italiano con il titolo Le Regole del delitto perfetto, la serie tv anche nel Bel Paese si sta affermando come un fenomeno pop e culturale; eppure alla luce dei primi episodi appena trasmessi, non ci si spiega il grande successo ottenuto dello show perché in verità non porta nessuna innovazione all’interno del panorama seriale. La ragione di questo suo successo (quasi annunciato), va ritrovato in un mix di fattori che nel bene o nel male, hanno trasformato Le Regole del delitto perfetto in una tra le serie tv più cool di questa stagione televisiva. Da settembre a oggi poche sono le produzioni che si sono distinte per charme e ricercatezza e la serie in questione, tuttora in onda sia in America sia in Italia, riesce sicuramente a distinguersi tra la massa. Le Regole del delitto perfetto, prodotto da Shonda Rhimes, la donna che ha sviluppato per la tv il successo intramontabile di Grey’s Anatomy ed il thriller a sfondo politico di Scandal, è un concentrato di luoghi comuni ma deve tutto il suo appeal a un mix accattivante di sesso, colpi di scena e rovesci di fortuna. La protagonista è Annabelle Keating (interpretata dalla candidata al premio Oscar per The Help, Viola Davis) uno degli avvocati più brillanti e determinati che una fittizia università del Middleton ha tra le sue schiere. Insegna in una classe di studenti molto variegata che la venerano come una dea; lei è forte, uno squalo in tribunale ma ha una situazione sentimentale piuttosto complicata che, inevitabilmente, sconvolge il suo presente. La morte in circostanze misteriose di una giovane studentessa, mette in allarme il già traballante rapporto fra Annabelle e suo marito, ma questo è solo la punta dell’iceberg. In un gioco di Flashback infatti scopriamo che l’adorabile e fedifrago marito viene ucciso ed un gruppo di studenti dell’università si troveranno a nascondere il cadavere. Così Connor, Wes, Michaela, Asher e Laurel, vedranno le loro vite cambiare improvvisamente. Ogni episodio mentre analizza un bizzarro caso in tribunale, compie dei passi avanti nel tempo, illustrando particolari e retroscena di quel delitto barbaro e guidato da un senso di rancore. Le Regole del delitto perfetto non nasconde nessun sottosteso politico o sociale ha solo un obiettivo ben preciso: ovvero intrattenere. Senza impelagarsi in situazioni difficili che appesantirebbero la narrazione, lo show si prefigge l’intento di intrattenere, appunto lo spettatore, grazie ad una trama avvincente, coinvolgente che ha il potere di tenere il pubblico incollato alla poltrona. La forza della serie tv e quindi la ragione di questo suo incredibile successo va riscontrato in un dualismo atipico che, a quanto sembra, ha funzionato alla perfezione. Mixando quindi la tematica legal a tutti i classici stilemi di una soap-opera fresca e giovanile, la narrazione si arricchisce di particolari, sfumature e grandi colpi di scena senza scadere nel ridicolo andando così a costruire un puzzle di eventi complicati ma dal grande fascino. E’ quindi una serie giovane, soprattutto nel linguaggio e nei temi, dedicata a chi è in cerca di qualcosa di frivolo ed elettrizzante, ma soprattutto segna il debutto di un nuovo genere televisivo: il crime-soap. È tutto dovuto alla grande inventiva di Shonda Rhimes che, con la sua scrittura fulgida ed elettrizzante, riesce a mescolare a sé molti generi narrativi concependo qualcosa di nuovo e che, fino ad ora, latitava in tv. In un mondo quello delle serie televisive in crescita costante con il cambiamento dei gusti del pubblico, da qualche anno a questa parte c’è la scelta di tornare a una narrazione eclettica, pomposa, vecchio stile (tipica dei drammoni degli anni ’90), per stimolare lo spettatore ed interagire in prima persona con le scelte dei personaggi creando così una forte empatia. Non è certo un percorso facile da intraprendere, ma Le Regole del delitto Perfetto, sfruttando al massimo le potenzialità della sua linea narrativa, riesce dove altri hanno fallito a portare in una tv perbenista come quella della ABC, qualcosa di nuovo ed anti-convezionale. Il linguaggio infatti non è aulico ma è colorito, molte sono le scene di sesso, ma il tutto è sviluppato con cognizione di causa, senza sbavature, forzature e soprattutto senza scadere nella volgarità. How To get away with murder infatti è patinato ma non troppo, sexy ma non erotico, elettrizzante ma non spregiudicato, banalotto ma non sciocco, simbolo che c’è ancora la voglia di voter fare la differenza in un affollato panorama seriale. Se poi la trama convince per una forte irrequietezza di fondo, i personaggi fanno il resto. Viola Davis è quello più stilizzato ed anti-conformista che una serie tv poteva regalare al grande pubblico. Lei è cattiva, calcolatrice e vuole vincere in tribunale, come nella vita, a tutti i costi e i suoi allievi l’ammirano come un’icona di moda e di stile. Tra i volti giovani poi che transitano nel racconto, alcuni sono sconosciuti all’interno del panorama seriale, ma questo non vuol dire che non hanno fascino da vendere. Tutti hanno caratteristiche ben precise e racchiudo le particolarità della gioventù moderna: schiavi dei social, con la voglia di emergere a tutti i costi e di arrivare subito allo scopo. Lo show quindi merita tutto il successo ottenuto, perché è coinvolgente, porta alla “dipendenza”, ha un fascino proibito e convince lo spettatore anche quello più esigente.
Carlo Lanna