“[…] Sentì la libertà, l’emozione e l’amore. Senza parole, perché non sentiva più. Un attimo e fu musica. Piano, come da lontano, d’istinto un filo di suoni arrivava nell’aria; era una musica dolce e la musica prese posto dentro di lei, intorno a lei, e capì che sentiva solo la musica. Ebbe paura all’improvviso di non poter più combattere per cambiare il mondo, come un pesce che vuole volare, e piano come da lontano le parole…tornarono nel canto”.
Il fuoco della passione, misto alla paura di osare e alla disperazione di una donna che ama e soffre, arde in “Linapolina. Le stanze del cuore” , lo spettacolo in musica, ballo e prosa diretto e scritto da Lina Sastri, messo in scena al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino il 14 e il 15 dicembre 2013.
Il sipario si alza e Lina appare sul palco. Indossa un abito rosso che le fascia il seno e che scende morbido sui fianchi. La sua voce è possente sulle note di “I’ te vurria vasà”, pilastro della tradizione musicale napoletana. In questo primo brano il protagonista è proprio l’amore, che è il filo conduttore di tutto il concerto, scritto per rendere omaggio a Napoli, come suggerisce il titolo Linapolina, nel quale il nome dell’attrice si unisce con quello della città. Un’unione imprescindibile. Un ritorno alle radici forse mai abbandonate. Nel concerto la musica tradizionale partenopea si fa teatro diventando arte e portando lo spettatore per mano nelle stanze del cuore attraverso parole recitate in lingua italiana che diventano un tutt’uno con le note e con la danza in un misto di sfumature della terra e del mare e… del sole. Il primo tempo finisce con “Nun me scetà”. Il sipario si rialza. Lina è diversa. Nel suo abito nero abbandona l’eleganza passionale dell’inizio e finalmente si lascia andare, abbracciando la spontaneità del popolo napoletano, in cui i ritmi e i costumi del Mediterraneo diventano sinfonie e balli. Napoli appare nel suo duplice volto, contraddittoria e affascinante, spesso sofferente, sensibile alle influenze esterne, perché sente forte il richiamo del mare. Una città che aspetta “a sciort”, nei suoi mille colori e nelle sue mille paure. Le stesse paure di Lina che nel finale davanti agli specchi ha finalmente il coraggio di apparire per quello che è: una donna che ama la musica e il teatro con tutta se stessa e che proprio partendo da questa passione vive appieno ogni ora, ogni momento della sua meravigliosa esistenza. Perché, come dice sul palco lei stessa, la vita è bella. “A vita è comme ‘o mare”, si ruba le cose e poi te le fa ritrovare.
Sul palco con l’attrice ci sono Filippo D’Allio alla chitarra, Salvatore Minale alle percussioni, Gaetano Desiderio al pianoforte, Gennaro Desiderio al violino, Claudio Romano alla seconda chitarra e al mandolino, Gianni Minale ai fiati, Giuseppe Timbro al contrabbasso e Sasà Piedipalumbo alla fisarmonica. Le scenografie e le luci sono di Bruno Garofalo, gli arrangiamenti di Maurizio Pica, la direzione musicale di Ciro Cascino, le immagini videografiche di Claudio Garofalo e la cura dei costumi di Maria Grazia Nicotra.
Maria Ianniciello