Guardando il film Lion – La strada verso casa, mi vengono in mente immagini di altre pellicole ma anche di una serie tv che pone al centro le peripezie del popolo africano negli Usa, condensate nelle vite di una famiglia il cui capostipite era un guerriero Mandinka (Kunta Kinte), catturato e portato in America come schiavo. Avrete sicuramente capito che mi riferisco alla serie Radici, andata in onda su Sky.
Cosa c’entra il film Lion – La strada verso casa con il prodotto televisivo, che è un remake della fiction cult degli anni Settanta? Molto. Perché anche se il campo d’azione e l’epoca sono diversi, alla base c’è un unico filo conduttore con le dovute differenze: mentre nel film, diretto da Garth Davis, il protagonista è alla ricerca della propria identità, nella serie tv i discendenti di Kunta Kinte cercano di mantenere saldo il legame con l’Africa attraverso un rito antico, che si fa quando nasce un bambino. Il padre, in una notte buia, solleva il neonato verso il cielo pronunciando alcune parole. Un atto ricco di simboli.
Nulla di tutto ciò accade in Lion – La strada verso casa ma anche il personaggio principale si accorge di non poter rinnegare il passato e cerca le sue radici, proprio come i nipoti e i pronipoti del guerriero Mandinka. Tempo fa andò in onda su National Geographic un documentario molto interessante su una nuova scoperta fatta da due speleologi dilettanti nella grotta di Rising Star, nei pressi di Johannesburg, dove furono rinvenuti i resti di una nuova specie di homo, chiamato Naledi. Si è aggiunto così un nuovo tassello alla Storia dell’evoluzione. Questo per dirvi che da millenni l’Essere Umano è alla ricerca di se stesso e delle proprie radici per capire chi è e da dove proviene.
Lion – La strada verso casa: al centro della trama un ragazzo che cerca le proprie radici…
In Lion – La strada verso casa siamo in un villaggio indiano, dove si parla l’hindi. Il piccolo Saroo, insieme al fratello maggiore, si aggira per le strade rurali di una terra povera e martoriata, dove i bambini diventano adulti troppo in fretta proprio come nelle favelas brasiliane descritte bene nel film Trush. Saroo un giorno si addormenta su un vagone di un treno fermo alla stazione ma, quando si sveglia, si accorge che è in viaggio. Dopo due giorni, il piccolo si ritrova a Calcutta, a 1600 chilometri da casa. La prima parte del film si concentra sulle peripezie del bambino in una città grande e pericolosa, mentre nel secondo tempo il protagonista è adottato da una coppia australiana. Gli anni passano e ritroviamo Saroo ventenne. Il ragazzo comincia a interrogarsi sulle proprie origini in modo ossessivo e inizia a cercare il suo villaggio su Google.
Un film avvincente…
Lion – La strada verso casa è un film avvincente che commuove con gusto ed eleganza attraverso immagini oniriche che s’intrecciano tra passato e presente. Partendo da una straordinaria storia vera (narrata anche in un libro), il regista si avvale di un ottimo cast, da Nicole Kidman a Dev Petel, da David Wenham a Rooney Mara. La pellicola presenta qualche difetto sostanziale soprattutto nel ritmo che rallenta troppo nel secondo tempo, concentrandosi bene su Saroo bambino ma poco sull’uomo e sulle proprie ragioni.
Tuttavia il lungometraggio sa regalarci emozioni forti, affrontando temi attuali come l’adozione e soprattutto le difficoltà dei bambini orfani che girovagano soli senza cibo, senza istruzione e senza una casa per le strade di metropoli che, come vediamo in alcune scene del film, sono tuguri a cielo aperto con tanti pericoli ma Saroo è come un ‘leone’ dotato di forza, di intelligenza e di istinto con cui riesce a proteggersi. Consigliato? Sì! Di seguito il trailer di Lion – La strada verso casa.
N.B. La prima versione della recensione di Lion – La strada verso casa è stata pubblicata nel 2016, quando il film è uscito al cinema. Questo articolo è stato aggiornato il 26 luglio 2020 perché il film va in onda su Canale 5, in prima serata.