Marco Falaguasta è attore, regista e autore teatrale. Ha recitato in diverse fiction televisive, come “Il Restauratore”, “Donne in gioco”, “Paura di Amare 2”, ed è attualmente al Teatro con la commedia “L’ultimo rigore”. In questa intervista Marco Falaguasta parla dei suoi progetti presenti e futuri, ma anche dei suoi grandi sogni.
Allora, Marco, stai per andare in scena, dal 25 marzo al Teatro Manzoni, con un’altra tua commedia: “L’ultimo rigore”, dopo altri due grandi successi quali “E’ tutta colpa della felicità” e “Come tre aringhe”, in tournèe anche a Milano. Hai fatto boom quest’anno col teatro!
(ride) Speriamo Paolo… nel senso che finora ho esploso due colpi che sono andati a segno! Se dovesse andare a segno anche il terzo sarebbe un successone! Sono molto soddisfatto, ovviamente, anche perché quando concepisci una storia, la pensi, la scrivi, poi la metti in scena sul palco, c’è sempre tanta emozione, ma anche tante paure… di aver sbagliato qualcosa, di non riuscire a trasmettere le mie emozioni. Devo dire la verità, le due precedenti commedie mi hanno molto soddisfatto, sono stato molto contento di averle rappresentate e mi sembra che anche il pubblico abbia apprezzato, uscendo dai teatri con qualcosa in più.
Attore, autore, regista, fondatore anche di una tua compagnia che si chiama Bonalaprima. Come mai tutta questa autogestione?
E’ stato molto casuale il fatto che sia nata questa sorta di autogestione. Io mi paragono sempre a un pittore. Non credo che un pittore nasca perché ci sia qualcuno che gli commissioni un primo quadro. Dipingi per un istinto tuo, insopprimibile. E così è anche l’autore, senti di dover raccontare qualcosa e il tuo metodo espressivo è quello della scrittura. Scrissi la mia prima commedia con la stessa inconsapevolezza con la quale potevo mettere insieme un gruppo di amici per giocare una partita di calcetto. Mai e poi mai avrei immaginato che da quella prima partita sarebbe poi uscita fuori una squadra in grado di giocare in serie A! Quindi l’autogestione nasce da un’assoluta inconsapevolezza! Anche se non ti nascondo che attualmente sto pensando sempre più all’idea di farmi dirigere, per la curiosità di vedere le mie storie dal punto di vista di un’altra persona, come le metterebbe in scena. Potrebbe rappresentare un arricchimento. A breve mi farò dirigere, ti do questo scoop.
Sei un volto notissimo anche in televisione, non si contano le fiction in cui sei presente. Come mai Falaguasta piace così tanto sul piccolo schermo?
Che ti devo dire? Probabilmente fino ad oggi ho avuto la fortuna di interpretare dei ruoli che sono riusciti ad entrane nel cuore dei telespettatori. E’ vero che ho sempre fatto l’antagonista, ma sono stati sempre dei personaggi molto intensi, molto tormentati e poi penso (ride forte) che alle donne la figura dell’uomo tormentato piaccia sempre! Ci ho messo del mio, ma forse la sommatoria di questi due aspetti hanno fatto lievitare il gradimento.
Mi hai anticipato la domanda, stavo per chiederti appunto del fatto che in queste fiction interpreti sempre la parte del cattivo, mentre non lo sei affatto!
No… no, nella maniera più assoluta! Ogni volta, questo fatto lo prendo come un atto di stima da parte dei registi! L’antagonista, a mio giudizio, è uno dei ruoli più delicati in un film. Non bisogna essere didascalici, bisogna essere credibili, c’è la necessità che una parte degli spettatori creda in te, altrimenti la storia è piatta. Se vince subito il protagonista, non c’è gusto! Quando c’è un protagonista narrativamente molto forte, o fisicamente molto forte, mi scelgono sempre come contrappeso e questo mi fa piacere. Anche se, essendo io un curioso di natura, a questo punto mi piacerebbe fare almeno una volta il protagonista.
Nell’ambiente teatrale sei molto stimato come persona. Alcune tue fans mi hanno suggerito di chiederti come fai a conservare sempre questa tua energia positiva e a essere sempre disponibile, anche coi tuoi ammiratori.
Mi sembrerebbe strano il contrario! Penso che chiunque faccia questo lavoro, all’inizio, desideri avere un pubblico affezionato, che ti vuole bene, che ti dimostri attenzioni. Un artista senza pubblico si sente inutile. Se non hai nessuno che sia il destinatario della tua arte, questa rischia di diventare fine a se stessa. Quindi, mi sembra assurdo che, una volta che sei riuscito a coltivarti questo pubblico, si possa dimostrare un atteggiamento altezzoso. Poi sai che ti dico? Io sono così, io sono un compagnone, andrei a citofonare alla gente e a dire: sono Marco Falaguasta, scendi che facciamo una foto! Quindi, figurati…
Una curiosità. Hai un hobby? Cosa fai quando non sei impegnato col lavoro?
Sì, certo. Sono uno sportivo. Quando non recito e non scrivo pratico tutti gli sport possibili, dal calcio al running, alla boxe, al canottaggio. Mi appassiona lo sport, il benessere fisico. Penso a star bene.
L’importanza della famiglia in un lavoro come il tuo, perenne giramondo?
Fondamentale! In una vita come la nostra, molto frenetica, sempre in giro, tra set, tournèe teatrali e quanto altro, la famiglia è quel punto fermo col quale ti confronti, che raccoglie i tuoi sfoghi, le tue debolezze. E poi, aldilà di tutto, prima di essere un artista sono un uomo e come tale ho i momenti negativi, le mie fobie, le mie insicurezze così come le mie gioie e le mie esaltazioni. Avere tutta questa mole di emozioni e non avere una persona con la quale condividerle nell’intimità, sarebbero emozioni che varrebbero la metà. Importanza fondamentale, condivido tutto con la mia famiglia, non vedo l’ora di stare con mia moglie, di raccontarle tutto quello che succede e di vedere lo stupore dei miei figli ogni volta che mi vedono sul palco o in televisione! Loro sono i miei giudici più severi.
Sei stato regista nel cinema (nel film “due volte Natale”) e hai scritto anche un libro (E’ facile smettere di sposarti, se sai come farlo) in cui mi ha molto divertito il parallelismo che fai tra chi inizia a fumare e chi decide di sposarsi. Ma tu hai un’ottica disincantata verso la vita, forse un po’ amara?
(ride) No, io nei confronti della vita sono e rimarrò sempre un sognatore. Penso sempre, anche troppo, che tutto sia possibile, non mi do per vinto di fronte a nulla. Per farti un esempio sportivo…se uno mi dicesse “tu a tennis non potresti mai battere Federer”, io gli risponderei che allenandomi di più potrei anche batterlo! Quindi, sono un grandissimo sognatore! Nello specifico della tua domanda, la cosa che mi attirava nel parallelismo tra il fumatore e chi si sposa era che il fumatore, quando si accende la prima sigaretta, non ha mai la consapevolezza che da quella sigaretta inizierà un vortice dal quale, per uscirne, dovrà impiegare tutte le sue forze e che quel vizio potrebbe accompagnarlo tutta la vita. Quella prima sigaretta te la accendi per tanti motivi, che esulano dalla scelta. Anche chi si sposa. Non potresti mai immaginare che quella ragazza, con cui magari esci domani, potrebbe diventare tua moglie! Partendo da questa considerazione, scrissi prima la commedia omonima e poi Feltrinelli comprò i diritti e mi chiese il romanzo.
Marco, quest’ultima è la domanda che faccio a tutti: hai un sogno alto, anche qualcosa di apparentemente impossibile? Spara alto, altrimenti non vale!
Ma tutte le cose che ancora devo fare, che sono tantissime! Sono convinto, ad esempio, che un giorno potrei fare uno show in prima serata su Raiuno, per dirtene uno. Come sono convintissimo che un giorno potrei vincere un David di Donatello. Rientrano in quello che ti dicevo prima Paolo… ritengo che in ognuno di noi ci siano le risorse per realizzare quel che veramente vogliamo. Delle volte ci lasciamo fermare, ma siamo i primi a porci dei limiti, dei freni, e a ritenere di non essere in grado. Io personalmente, non credo alla fortuna e alla sfortuna e detto questo ho detto tutto!
Con questo tuo messaggio molto positivo, ti ringraziamo per averci dedicato il tuo tempo e ti auguriamo di realizzare tutti i tuoi sogni.
Grazie a voi e al vostro interessamento. Un abbraccio a tutti!
Paolo Leone