Martin Eden: recensione del film che ci insegna a non adeguarci alle ‘logiche’ del branco…

Guardando Martin Eden, il film che ha fatto vincere la Coppa Volpi 2019 a Luca Marinelli, mi è venuta spontanea una domanda: come mai il ruolo dello scrittore continua ad affascinarci? (N.B. In calce la versione video della recensione).

La sindrome dello scrittore maledetto ed incompreso, che cerca di farsi spazio in una realtà ostile, ha attratto anche il Cinema: non è né incompreso né aspirante scrittore Mario Ruoppolo, il postino di Massimo Troisi, che porta le lettere nientemeno che a Pablo Neruda trovando in quest’ultimo un vero amico che lo avvicina alla Poesia.

Mario non tenta il riscatto sociale come Martin Eden; è al contrario un uomo semplice che, pur non sapendo cosa sia una metafora, conosce il linguaggio figurato del cuore, quello che invece il personaggio di Luca Marinelli perde a poco a poco pur di raggiungere l’ambito traguardo.

Martin Eden

Martin si accosta alla cultura grazie ad Elena Orsini (Jessica Cressy), una ragazza aristocratica che mantiene viva in lui la fiamma dell’ardita motivazione.

Eden è semianalfabeta, fa il marinaio e all’improvviso, per amore, decide di diventare scrittore. Le tenta tutte, senza mai demordere, in una Napoli altalenante tra un falso perbenismo aristocratico e la fame nera del popolo minuto.

Eden si colloca tra questi due mondi. Nessuno dei due lo accetta per quello che è davvero: un ragazzo perbene che poi arriva a credere nella società degli individui formulata da Herbert Spencer.

Mentre il vento del Socialismo imperversa ovunque, Martin Eden, per avere l’ambito riconoscimento, non percorre la strada più semplice come fa Rory Jansen di The Words (2012).  Lui fatica per davvero. Studia. Si mette in discussione. E cerca sé stesso nelle parole che forse potrebbero dargli il prestigio che cerca.

Eppure questo personaggio – nato dalla penna di Jack London – non è come tutti gli altri. Non si adegua alle logiche del branco, il quale cambia solo padrone per rimanere sempre fedele ai propri bisogni atavici.

Martin Eden

Martin Eden, diventando famoso, tuttavia, pur non adattandosi, perde il fanciullino che viveva spensierato in mare ma che gli ha permesso di accumulare quelle esperienze che poi ha tramutato in scrittura.

Il film di Pietro Marcello trova nelle onde del mare la speranza concentrandosi sul dramma di un uomo non arrendevole…un idealista che cerca il riscatto nell’anticonformismo avventurandosi così in territori impervi.

E allora come mai il ruolo dello scrittore continua ad affascinarci? Forse per quello stereotipo di libertà che ci suscita ingannandoci…

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto