“L’Essenziale tour” di Marco Mengoni arriva al Teatro dei Templi di Paestum, una delle numerose e prestigiose location che sono state scelte dall’artista di Ronciglione per le fortunate date estive del suo tour. Il pubblico campano è, come sempre, molto caldo. Ci sono intere famiglie con bimbi al seguito, i fan di sempre e quelli dell’ultimo minuto. Il loro sorriso, conservato nel cuore, si stampa sulla faccia e negli occhi quando lui, Marco, apre lo show con la dirompente energia di “Pronto a correre”. Il legame del giovane cantautore col pubblico è viscerale, “sono pronto a correre con stu burdell e gente” dice, emozionato, poi stempera la tensione con “Evitiamoci”. Tra una parola e l’altra delle sue canzoni, Marco regala sguardi complici ai suoi fan; gioca, sorride, balla, diverte e si diverte sottolineando che “la musica è soprattutto divertimento”. Spazio ai sentimenti con lo struggimento amoroso di “Non passerai” e “Avessi un altro modo”. Una menzione speciale va a “L’Equilibrista”: è ormai noto il fatto che Mengoni sia in possesso di una vocalità eccellente e fuori dal comune ma, solo chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo più volte dal vivo può accorgersi di quanto sia stupefacente l’evoluzione della sua capacità interpretativa. Marco riesce, infatti, a cambiare ogni volta le sfumature ed il senso di una canzone attraverso piccoli dettagli che ampliano e diversificano l’antologia delle versioni di un brano. Il richiamo luciferino di “Dall’inferno” è introdotto dal sublime guitar solo di Luca Colombo, direttore musicale del tour: precisione, eleganza e genialità i marchi di fabbrica del musicista che rappresenta, a tutti gli effetti, un valore aggiunto alla qualità musicale del concerto. Insieme a lui, accompagnano Marco sul palco: Andrea Pollione (organo e tastiere), Gianluca Ballarin (piano, tastiere e programmazioni), Giovanni Pallotti (basso), Peter Cornacchia (chitarra), Davide Sollazzi (batteria).
Lo stile country di “I got the fear” con tanto di accompagnamento musicale di Mengoni, alla sei corde, scalda il pubblico prima di incendiarlo con una coinvolgente “Spari nel deserto”, la canzone che porta, tra l’altro, la firma di Ivano Fossati. “20 sigarette” è uno dei brani più cari ai fan di Mengoni per la delicatezza che ne contraddistingue il testo. Il senso di immedesimazione è tale che, poco dopo il ritornello, uno striscione si leva in alto con la scritta “ e speriamo che tu sia veramente felice come noi”. E felice, Marco pare proprio esserlo, una luce nuova negli occhi anima la sua voce che ammalia e che commuove fino al sospiro finale.
La vera essenza di Mengoni è però racchiusa in “Solo” un brano inquieto ed inquietante; intriso di pathos, sofferenza, passione, intrigo, mistero. Un testo dannato, che racconta una vita dannata e che, seppur fortemente rimaneggiato rispetto alla versione originale, rimane dannatamente bello e dannatamente sottovalutato.
“La vita non ascolta” è una condanna all’ipocrisia, un invito al riappropriarsi della propria vita mentre “ Tonight” è il manifesto dell’immensità dello spettro vocale di Marco.
Il rock ballereccio di “Come ti senti” scioglie le briglie al pubblico che rompe gli schemi, si avvicina al palco, balza in piedi sulle sedie e, in barba alle regole, si lascia andare senza remore.
“La valle dei re” è un cammeo inciso e scolpito, punto per punto, un gioiello antico e raro, una gemma preziosa, un punto luce, un manoscritto introvabile, la soluzione di un mistero millenario: poesia.
La voce di Marco si fa anche strumento sulle note de “Un’altra botta” per poi assumere tonalità reggae su “Questa notte” fino all’exploit di “In un giorno qualunque”.
“Non me ne accorgo” riporta gli animi su di giri ma è con “L’essenziale” che il connubio tra il pubblico e l’artista si fa perfetto: un coro all’unisono prende il sopravvento, il petto di Marco si gonfia d’orgoglio, la famosa vena che innerva la sua fronte si gonfia d’emozione, il ragazzo mima un abbraccio collettivo mentre un velo lucido illumina i suoi occhi grati e fieri.
“Natale senza regali” riporta l’artista indietro nel tempo quando incertezze e timidezza hanno scolpito le insenature del suo cuore pronto a raccogliere lo sconfinato affetto e calore del pubblico che con la disco dance finale di “Una parola” lascia, con una lava di sudore, la traccia indelebile di un altro trionfo.
Raffaella Sbrescia