Midnight Mass : recensione
Ho scoperto la serie tv Midnight Mass casualmente, spinta dalle tante recensioni positive che venivano pubblicate qua e là, di tanto in tanto, sul web e sui social. C’ho messo un po’ per metabolizzarla, tanto che dopo aver terminato di vedere il settimo e ultimo episodio le domande sul significato di questa serie televisiva – che trovate su Netflix – sono ancora molte.
Partiamo dal principio e dal contesto. C’è un’isola dove vivono circa un centinaio di anime. Prima ne erano molte di più. Il prima e il dopo è segnato da un evento funesto: l’inquinamento delle acque a causa di uno sversamento petrolifero che ha determinato la morte di animali e l’immigrazione in massa degli isolani sul continente.
Le persone rimaste vivono una profonda crisi esistenziale; la stessa che vive Riley Flynn (Zach Gilford) quando, a causa dell’ennesima sbornia, investe una ragazza del posto causandone la morte. Riley, dopo aver scontato la pena in un carcere del continente, ritorna a Crockett Island dalla madre, dal padre e dal fratello minore. Il suo arrivo coincide anche con la comparsa di un giovane prete, Padre Paul (Hamish Linklater), che sostituisce l’anziano parroco, il quale sembra soffra di demenza senile.
Bisogna subito aggiungere che Midnight Mass è una serie horror. Suddivisa in sette episodi – che sono tutti intitolati con nomi di libri biblici -, è tratta dal romanzo dello scrittore statunitense F. Paul Wilson. Ma a trasformare un libro senza lode e senza infamia in un prodotto audiovisivo superlativo ci ha pensato il regista e sceneggiatore di horror del Massachusetts Mike Flanagan.
Uno spaccato sorprendente sulla società contemporanea americana
Midnight Mass è uno spaccato sorprendente sulla società contemporanea americana e quindi occidentale. La serie tv apre inoltre una profonda riflessione sulla fede, sul senso di appartenenza e su ciò che accade quando ci si trincea nell’ortodossia religiosa. Descrive, con immagini prevalentemente notturne, il percorso esistenziale dell’uomo e della donna di oggi che, mediante una serie di tribolazioni, affrontano il viaggio della vita.
La serie parla di diversità, di apertura all’altro, di consapevolezza di sé e del figliol prodigo, riabilitandolo e dandogli la possibilità di cambiare rotta. Lo spartiacque tra bene e male non è qui ben definito: il bene (simboleggiato dal Dio cattolico) si mescola col male che viene impersonato dal bigottismo e dalla volontà di prevalere sull’altro annichilendo le anime e abbattendo ogni diversità per far trionfare il pensiero unico.
La serie tv riflette, in secondo ordine, anche sulla Chiesa Cattolica, sul patriarcato e sul celibato dei preti con un linguaggio visivo privo di grandi effetti speciali ma sicuramente impattante dal punto di vista emotivo. Si sfrutta poi la simbologia dei vampiri per affrontare anche il tema del desiderio umano di onnipotenza. Da vedere! Soprattutto perché Midnight Mass lascia aperta la porta della speranza confidando nelle nuove generazioni. (La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello, segui la giornalista culturale su Instagram)