Moonlight significa letteralmente al chiaro di Luna. Il nostro satellite, che ha ispirato pittori e letterati (pensate per esempio a Verga o Pirandello), esercita una certa influenza sulla Terra e, per alcune tradizioni antiche, anche sulle persone. Cosa ci sia di vero, non lo so. So solo che vediamo spuntare la Luna qua e là pure nelle pellicole.
I cineasti la utilizzano per descrivere un certo stato dell’animo e nel caso del film premiato con tre Oscar (per il migliore attore non protagonista, per la regia e per la migliore sceneggiatura non originale; le candidature nel complesso erano otto), la Luna porta un po’ di luce nelle tenebre dando un pizzico di speranza al personaggio principale.
Moonlight: trama e recensione del film
La macchina da presa di Barry Jenkins (alla seconda regia) segue i passi di Chiron, detto ‘Piccolo’ (da adulto è Trevante Rhodes; da bambino è Alex Hibbert), che vive in un quartiere di colore e degradato di Miami. Lui è considerato un ‘diverso’ nella sua comunità, forse per l’andatura femminile o più semplicemente per una presunta debolezza. Le vessazioni – che subisce dai propri coetanei – sono continue e lo mettono a dura prova così come l’atteggiamento egoistico della madre tossicodipendente.
Per ‘Piccolo’ sembra non esserci una via d’uscita e il regista descrive in maniera impeccabile, attraverso alcune sequenze movimentate, il travaglio interiore del protagonista che preferisce la fuga alla lotta. A un certo punto fa amicizia con il pusher di zona (Mahershala Alì) e con la moglie Teresa. Sarà costui a insegnargli a nuotare e a fargli per un periodo da padre.
La protagonista in Moonlight è l’acqua…
In Moonlight la protagonista non è la Luna bensì l’acqua, sulla quale il nostro satellite esercita la propria influenza. Vediamo, infatti, l’oceano in molte sequenze del film, probabilmente perché il contatto con il mare acquieta ‘Piccolo’ – che è alla ricerca sin da bambino della propria identità – e lo ricongiunge con l’energia femminile che avvolge ogni cosa. Gli anni passano e Chiron conosce l’Amore ma la sua natura è messa all’angolo dalla violenza più cupa e, per farsi forza, si costruisce una corazza.
Non tutti, però, fanno così. C’è chi si adatta al sistema e chi, dopo una serie di errori, trova la strada per esprimersi attraverso la creatività. Ognuno ha un modo del tutto personale di reagire. La cinematografia di colore racconta se stessa e i propri travagli, che qui non sono generati dall’uomo ‘bianco’. Questa volta infatti entriamo in una comunità afro-americana per scoprire che «ogni mondo è paese» e che qualsiasi uomo sa amare e odiare oltremisura, a prescindere dalla razza.
Il tema dell’omossessualità è solo accennato…
Il tema dell’omosessualità, nonostante sia l’asse portante del film, è solo accennato, a differenza di altre pellicole che trattano lo stesso argomento, come I segreti di Brokeback Mountain o Philadelphia, film che affronta il concetto della ‘diversità’ in modo sublime, più corale e sicuramente dirompente. ‘Piccolo’, al contrario di Andy, sussurra e abbassa la testa quando in realtà vorrebbe solo urlare, piangere e battersi per trovare il proprio posto in una società che sembra offrirgli «la strada» come un’unica possibilità di rivalsa.
Forse bisogna prima perdersi per ritrovarsi, chissà! Allo spettatore consiglio di accostarsi a Moonlight senza grandi aspettative, perché non è il capolavoro di cui tutti parlano, almeno non per me, se paragonato ad altre pellicole da Oscar. E` altresì un film che vale la pena di vedere con la mente libera e il cuore aperto, in quanto questa vicenda, con il taglio intimistico e personale, ha molto da insegnarci! (Maria Ianniciello)