Mozart in the Jungle è una serie di rara bellezza quella che sta per tornare in Italia sulle frequenze di SKY Atlantic. La seconda stagione, infatti, debutterà il 29 giugno 2016 per cinque imperdibili prime serate. La dramedy che, insieme a Transparent e La Svastica del Sole, è il fiore all’occhiello del network telematico Amazon Prime, ha cambiato non solo il modo di fruire una serie tv ma anche e soprattutto il suo stesso linguaggio. Gael Garcia Bernard è ancora il Maestro Rodrigo, l’eccentrico direttore d’orchestra della filarmonica di New York, il quale con le sue stravaganze e gli eccessi, sta per compromettere la stabilità della Filarmonica, appunto. La seconda stagione non si apre sotto il più roseo degli auspici. Se Gloria Peters sta cercando di tenere a bada gli azionisti, l’orchestra ha chiesto l’aiuto di un noto avvocato per rinegoziare il contratto di lavoro e soprattutto dare una certa stabilità al loro salario. Hailey in questo contesto si sente ancora spaesata; dopo il caldo bacio che si è scambiata con Rodrigo, non sa se unirsi alla protesta degli orchestranti, oppure continuare a essere l’assistente personale del Maestro.
E’ un destino avverso il modo in cui prende il via la seconda stagione di Mozart in The Jungle, ma una cosa è certa, se la vicenda di fondo tocca i fili di una disarmante realtà sociale (la crisi in cui sta annaspando il settore culturale), la serie non perde né il suo vibrante appeal né tanto meno la sua graffiante comicità. Anzi sono particolarità che si vanno a inasprire, tanto è vero che la storia imbastita nei primi due episodi che inaugurano il secondo ciclo di appuntamenti, fa da sfondo per la genialità di Rodrigo, a una colonna sonora invadente ma assolutamente calata nel contesto e, soprattutto, la città di New York con i suoi vizi e virtù, implode con veemenza diventando una famelica spettatrice. Mozart in The Jungle è dunque una serie di atmosfera, vibrante, compita e tenue come una corda di violino, capace di scavare profondo nell’animo umano grazie alla freschezza di una sceneggiatura semplice e frizzante. Non a caso la drammaticità di alcune scelte di stile, viene bilanciata da questa procace ironia che diventa poi il collante della serie stessa, perché è un’ironia intelligente, grottesca, che fa ridere con gusto e non cade in assurdi cliché. E poi la perla di diamante è il Maestro Rodrigo che trova in Gael Garcia Bernard un iconico protagonista. L’attore spagnolo che con questa serie a sfondo musicale s’impone come nuovo sexy symbol, sfodera non solo un talento mastodontico nel tratteggiare un personaggio pieno di sfumature (e con una crisi di nervi pronta a esplodere dietro l’angolo), ma risulta essere una star dal grande carisma, sempre pronto a mettersi in gioco per sfidare se stesso ed i suoi limiti. Anche se Mozart in The Jungle è una serie corale come un’orchestra sinfonica, senza il personaggio di Rodrigo però, non avrebbe lo stesso fascino.
La seconda stagione di Mozart in The Jungle quindi non fa altro che confermare le qualità di una produzione che, per i veri intenditori, è già un cult. Tendenzialmente hispster per imposizione di stili e linguaggi, rimane comunque una ventata di aria fresca per il panorama televisivo di oggi, perché con pochi mezzi – ma con tanta voglia di sperimentare – la seconda produzione originale di Amazon Prime, è una gioia per gli occhi e il cuore. E poi nessuno mai aveva osato scandagliare il dietro le quinte di una filarmonica; prima che si sollevi il sipario, si sentono voci, si ascoltano storie e si odono rumori di una generazione (anzi più di una) che ha fatto della musica classica la sua unica ragione di vita. Un lavoro bellissimo, stimolante, ma che costa molti sacrifici. In sostanza le premesse per un’altra buona stagione di Mozart in The Jungle ci sono tutte, e a quanto pare i violini continueranno a vibrare anche il prossimo anno, perché un terzo capitolo è già in produzione.