La Compagnia Mutamenti ritorna in scena al Teatro Civico 14 di Caserta con un nuovo lavoro firmato da Roberto Solofria, liberamente ispirato a “Il Processo” di Franz Kafka. Sulle tavole del Teatro Civico 14, in prima nazionale, mercoledì 2 gennaio alle 21, giovedì 3 gennaio alle 21 e venerdì 4 gennaio, sempre alle 21, Ilaria Delli Paoli, Antimo Navarra, Francesco Magliocca e lo stesso Solofria daranno vita ad una sinergia di anime immerse nelle complesse contraddizioni del contesto urbano di appartenenza. Sullo sfondo, viva, la città di Napoli caratterizzata dai suoi vicoli, dalle canzoni, melodiche, neo-melodiche e a ‘fronna’. Napoli dei miasmi maleodoranti, delle strade strette, delle vasole ‘svasate’, dei panni stesi e dei ‘guagliuni’. Napoli come Praga, per un uomo, K., travolto dal suo destino, onirico, inconscio, ma ben presente, come sogno, come veggenza, come vita. Autore delle scene Antonio Buonocore mentre i costumi sono a cura di Ortensia De Francesco, prestigiosa firma della Compagnia Teatri Uniti e nota anche in ambito cinematografico per le collaborazioni con Marco Risi, Stefano Incerti, Paolo Sorrentino e Mimmo Paladino. La locandina dello spettacolo, tratta dall’opera “Killience”, è stata realizzata dal Collettivo Latrones, un gruppo di grafici, fotografi e scrittori originari di Terra di Lavoro che si occupa di tematiche ad alto impatto sociale con l’obiettivo di diffondere conoscenza per risvegliare le coscienze.
«Prima di tutto importante è l’ambientazione, Napoli; ho immaginato i suoi vicoli, i suoi panni stesi, i suoi personaggi sempre pronti a “mettersi a disposizione”, sempre eccentrici, un po’ strampalati. E’ ovvio che non si vuol fare di Napoli la tipica descrizione oleografica, retorica, superficiale, ma soltanto un’analisi di una Napoli dove questi personaggi sono all’ordine del giorno, dove tra i vicoli si sentono, come colonna sonora portante, musiche neomelodiche che vengono fuori da radio di “bassi”, da auto parcheggiate in doppia fila, da negozi che vendono tutto a 1 euro. E poi le donne, fulcro portante per il nostro K., motivo di trasgressione, seduzione, ammaliamento, perdizione che, come nel romanzo kafkiano, fanno da filo conduttore del lungo percorso del protagonista nei meandri della Legge/Società, da lui rifiutata, ma per forza di cose accettata, perché mamma autoritaria e despota, che pretende, che non ammette sconti o digressioni. Un susseguirsi di personaggi che cercano, fino alla fine, di attirare K., dalla mamma, alla Legge, alla Società, abietta e denigrata, scurrile e prosaica, chioccia e affamata» afferma Roberto Solofria.