C’è chi lo definisce un Re Mida dei giorni nostri: tutto quello che tocca diventa oro, fa successo. Così è per le trasmissioni che conduce, per i film al cinema o le fiction in tv senza considerare poi le sue qualità in veste di doppiatore, di imitatore o di comico. Dal 9 maggio torna sul grande schermo con il nuovo lavoro di Sergio Rubini, “Mi rifaccio vivo”.
«La situazione particolare – spiega Neri Marcorè durante la presentazione bolognese del film – consente alla storia di svilupparsi anche attraverso i canoni della commedia con una reincarnazione da parte del personaggio di Lillo nel corpo di Emilio Solfrizzi che è quello di un guru della Finanza. Il tutto con l’intento di vendicarsi, quindi di rovinare me, il suo antagonista nel film».
A quel punto che succede?
Come capita sempre quando le cose le conosci più da vicino, scopri che la perfezione non esiste e che anzi dietro l’apparenza di un uomo perfetto ci possono essere tantissimi difetti. In sostanza viene raccontato un percorso di vita in una storia che dura un’ora e mezza ed è quasi un romanzo di formazione.
Quando hai letto la sceneggiatura cosa hai pensato?
Ho aderito prima di leggerla grazie a Sergio Rubini che sa raccontare sempre le storie in modo coinvolgente così quando mi ha detto di cosa si trattava ho accettato senza esitare. Mi sembrava che già allora ci fossero tanti elementi drammaturgici importanti per far venir fuori una certa comicità e per fare qualche riflessione. La sceneggiatura ci poteva garantire un risultato complessivo ottimo e poi c’erano delle situazioni dalle quali potevamo anche singolarmente venir fuori con una certa evoluzione.
Pur parlando di invidia è un film comunque positivo…
Sicuramente anche se parte da elementi negativi per poi trasformarli nel modo migliore. E` insomma una storia in crescendo.
Il cast è ricco ma non ci si pesta i piedi tra tanti comici?
Direi di no, perchè c’è sempre l’entusiasmo e la passione di voler contribuire per cercare di fare il meglio per il film e non per emergere singolarmente. Non è mai positivo cercare di primeggiare a discapito degli altri. La cosa funziona quando c’è coralità. Diciamo che tutti abbiamo lavorato in questo senso anche se poi la decisione finale la prendeva Sergio.
Ma Neri Marcorè ha avuto un nemico da invidiare magari all’inizio della carriera?
No perché per me l’invidia è un sentimento che porta a niente. L’unica cosa che mi piace nel non riconoscersi all’altezza di certe persone è di considerare l’altro come uno sprone per migliorare se stesso. Insomma facendo la metafora dell’erba del vicino che è sempre più verde, per me non è mai stato importante rendere marrone o secca l’erba del vicino ma cercare di rendere sempre più verde quella mia.
Emilio Buttaro