Niccolò Bossini, l’intervista

Niccolò Bossini
Niccolò Bossini

Niccolò Bossini è un rocker emiliano, conosciuto come storico chitarrista di Luciano Ligabue, ma che, ormai da qualche anno, ha intrapreso un percorso artistico individuale. Dopo la pubblicazione di “QBNB”, l’artista è tornato sulle scene con “#secondolavoro”, un Ep spassionatamente rock. L’idea per promuoverlo è sicuramente all’acanguardia: “A casa tour” è, infatti, l’iniziativa con cui Niccolò sta girando l’Italia con una serie di concerti elettrici che si svolgono nelle case dei propri fan. In attesa dei prossimi appuntamenti, rispettivamente previsti per il 25/01 a Firenze ed il 26/01 a Pompei (Na), Cultura e culture ha incontrato l’artista per saperne di più.

Niccolò, cosa racconti nell’album #secondolavoro”?

Partirei col dire che lavoro sempre a pezzi nuovi, l’anno scorso è uscito il mio primo album “Qnb” e poco tempo dopo ero già al lavoro sugli inediti di questo disco! Anche ora, infatti, sto lavorando già ad altri pezzi nuovi ma non volevamo che “#secondolavoro” fosse un album vero e proprio. Innanzitutto perché era passato troppo poco tempo dal primo e poi perché avevamo semplicemente voglia di mettere, nero su bianco, una parte della nostra esperienza ai Sound City Studios di Los Angeles, dove i Nirvana hanno composto “Nevermind”.

secondolavoroCome mai la scelta di un prezzo concorrenziale?

Abbiamo scelto di fare una distribuzione esclusivamente digitale su iTunes e tutte le altre piattaforme digitali perciò il prezzo è più basso… Mi sento di definire questo EP come onesto, non solo nel prezzo, ma anche nel suo contenuto: si tratta di rock’n’roll nudo e crudo emi prendo la responsabilità di dire che sono soldi ben spesi!

Come nasce l’idea dell’ “A casa tour”?

Ho lanciato l’iniziativa su facebook, subito dopo l’uscita di “#secondolavoro”, ho proposto ai miei fan di candidarsi per ospitare il nostro concerto in una delle loro case e ci hanno risposto subito in tantissimi! Ovviamente è stata necessaria una scrematura perché si tratta di un concerto elettrico. Andiamo fuori con chitarra, basso, batteria, amplificatori, impianto, scenografia e fari quindi, pur essendo tutto contenuto, si tratta di un vero e proprio concerto. Abbiamo dovuto scartare appartamenti, location troppo lontane e, dopo aver trovato un sponsor entusiasta dell’idea, abbiamo scelto 4 date simboliche: a nord Milano, al centro Firenze, a sud Napoli e per le isole Cagliari. Ogni data è un’avventura, abbiamo preparato tutto in un luogo con condizioni acustiche simili ai posti in cui andremo ma, in realtà, quando poi ti trovi nel posto dove dovrai a suonare, bisogna sempre inventarsi qualcosa per fare in modo che l’audio sia ottimale. Un’ora prima di suonare non sappiamo mai se riusciremo a cavarcela ma alla fine riusciamo sempre nell’impresa.

Per te che sei abituato a suonare di fronte a folle oceaniche, visto che sei uno dei membri storici della band di Ligabue, cosa significa tenere un concerto che ha quasi le sembianze di una festa tra amici?

È difficile fare il confronto tra due situazioni così lontane tra loro… per quanto riguarda questo tipo di live è bello vedere che dopo un iniziale smarrimento la gente si lasci andare, per me rappresenta un ottimo momento di fidelizzazione del pubblico che, per forza di cose, riesco a guardare dritto negli occhi… Quello che mi stupisce è il fatto che, anche se non si tratta di una folla, quale è, appunto, quella a cui mi trovo di fronte quando suono con Luciano, il pubblico è assolutamente vero, autentico allo stesso modo. Il primo spettatore ce l’ho praticamente a un metro da mia asta del microfono e credo che in Italia, questa cosa,  non l’abbia mai fatta nessuno.

Sul tuo profilo facebook hai scritto che questo tipo di live è un concerto “vero”…le parole che hai appena detto lo confermano appieno…

Certo, lo firmo e lo controfirmo! Ho anche scritto che da quando è uscito “#secondolavoro” vedo la gente lasciarsi molto più andare nei miei riguardi… In genere vengo sempre identificato come il chitarrista di una grande rock star come Ligabue mentre, in questo caso, la gente viene a sentire quello che ho da dire, sa quello che ha davanti e viene apposta per sentirmi.

niccolo_bossini_alcatraz.jpg___th_320_0Da poco hai pubblicato il video di “Alcatraz”, il nuovo singolo estratto da “#secondolavoro”…

Il pezzo si ispira ad un film in cui le persone scappano da una prigione però, per scappare, devono costruire un piano, pezzo per pezzo, e questo comporta, di per sé, una costruzione, una fuga da quello che si è e da dove ci si trova…

Qual è, secondo te, la nuova frontiera della ricerca musicale?

In realtà me lo chiedo anche io…Io sono un chitarrista e sono molto legato al rock, penso, quindi, che una canzone bella la riconosci a prescindere dai tempi, dai suoni, dalle mode, dalle culture. Per esempio quando Il Cile ha fatto “Cemento Armato”, non è venuto fuori con un pezzo che stravolgeva il concetto di rock o di pop in Italia però aveva creato un contenuto molto valido. La verità è che se qualcuno ha qualcosa di bello da dire, in qualsiasi modo lo farà andrà bene…

Hai qualche progetto imminente o qualche idea che ti frulla in testa da un po’?

Il concetto di “A casa tour” verrà sicuramente sviluppato anche nell’arco del 2014, ci hanno già chiesto di andare a suonare all’estero e mi piacerebbe andare a Londra, inoltre sarebbe bello se una tappa di questo tour si svolgesse proprio a “casa mia”, cioè a Poviglio, la città in cui vivo, in provincia di Reggio Emilia. Per il resto scrivo canzoni di continuo e mi piacerebbe poter essere autore per qualcun altro… non so dire per chi ma mi basterebbe che sia una persona che abbia voglia di cantare una mia canzone!

Raffaella Sbrescia

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