Mi sembra che sempre di più il Cinema italiano porti sullo schermo personaggi emotivamente soli che hanno smarrito il senso e che cercano di recuperarlo, ciascuno a suo modo, ciascuno secondo le proprie predisposizioni e in base agli strumenti che possiede. Ed è sempre uno scossone, dato dalla vita, a volte da circostanze fortuite, a muovere le coscienze e a risvegliare questi esseri troppo umani dal torpore. Simone Segre, il protagonista del film Non odiare, non sfugge a tutto questo! Il personaggio di Alessandro Gassmann, infatti, facendo i conti con i traumi di un passato collettivo che ancora brucia, si ritroverà faccia a faccia con ciò che resta del padre, un ebreo che, per salvarsi dai campi di sterminio, fece finta di essere nazista.
Non odiare: recensione e trama del film con Gassmann
In Non odiare siamo in una città del Nord-Est Italia, non identificata. Un bambino è costretto dal padre a compiere un gesto cruento; dovrà uccidere i suoi gattini, salvandone solo uno! E, mentre sul web, per ottenere un clic in più, si mostrano proprio i gatti, questa immagine fa specie e scuote le coscienze, più di qualsiasi altra sequenza successiva. In questa scena il paesaggio è paradisiaco ma la visuale è limitata dai monti, proprio come alcune mentalità!
Poi, lo schemo si fa nero e gli anni passano. Quel bambino è diventato un chirurgo importante che vive nel centro storico e che un giorno, mentre è in canoa, sente lo schianto di un’auto che è finita fuori strada. Segre si precipita sulla careggiata e soccorre l’uomo che è in fin di vita ma, quando si accorge che sul petto ha la svastica, fa più di un passo indietro…
L’uomo muore ma ha dei figli. Simone decide così di aiutare la figlia maggiore Marika (Sara Serraiocco) per rimediare all’omissione di soccorso mentre mette in vendita la casa di quel padre che tanto odia.
In Non odiare Gassmann è più che convincente…
Il regista Mauro Mancini va oltre gli stereotipi per dirci che ciascuno soffre a suo modo e che, nonostante le apparenze, non esiste buono o cattivo, giusto o sbagliato. Esistono le convinzioni distruttive, esiste l’odio e la sua controparte ma nessuno ha in tasca la verità. E, mentre assistiamo a frasi razziste e incitamenti alla violenza verso coloro che riteniamo diversi, Mancini allarga lo sguardo posandolo proprio sulle divergenze che alimentano il clima d’odio. Il ritmo è piuttosto lento e cadenzato, come per darci la possibilità di riflettere e di fare le dovute considerazioni, in contrasto con la rapidità del nostro tempo che non ci permette di metabolizzare e di interiorizzare i fatti alimentando rabbia su rabbia!
La macchina da presa segue Simone, lo inquadra da diverse prospettive e ci fa vedere come questo chirurgo affermato reagisce quando si trova di fronte ai suoi nemici. A dettare le regole del gioco prima è l’odio e poi il senso di colpa da cui nasce la possibilità di rimediare, nonostante tutto!
Dunque, il Cinema di casa nostra ci porta dietro le quinte del movimento neonazista. Lo fa in punta di piedi. Senza giudizi, senza timori e in maniera anche simbolica. Ma soprattutto lo fa senza luoghi comuni. Si avvale così di un attore del calibro di Gassmann che riesce a conferire credibilità e inquietudine al suo personaggio.
Non odiare nel complesso è il film dei puntini sospensivi perché lascia aperte le domanda senza dare risposte certe mantendo viva la speranza. Maria Ianniciello