“Nuvola numero nove” è l’ottavo album con cui Samuele Bersani dà nuovo sfoggio delle sue encomiabili capacità compositive. Avvalsosi della collaborazione di tre giovani e talentuosi musicisti scoperti per caso come Gaetano Civello (Spia polacca), Gregorio Salce e Matteo Fortuni (Desirée) e i milanesi Egokid (Il re muore), l’artista bolognese conferma il suo stile musicale ricercato, anche attraverso l’utilizzo di tanti strumenti, senza tuttavia rinunciare alla linearità delle parole. Chiaro, estroverso, sereno Samuele Bersani riesce, così, a dare sfogo alla propria interiorità andando incontro ad una rinascita professionale che si accompagna a quella sentimentale. Registrato nello studio che fu del suo indimenticato mentore Lucio Dalla, il disco è stato concepito per la dimensione del concerto dal vivo e per essere, perciò, fedelmente riprodotto sul palco.
Colori, emozioni, situazioni sono i condimenti delle tante storie contenute in “Nuvola numero nove”.
Si parte dalle lenzuola che mantengono l’odore e le scorie di un sogno rubato da un usuraio dei sentimenti in “Complimenti” per poi proseguire tra le vicissitudini di un amore litigioso, fatto di lacrime e risa, di “En e Xanax”: “ Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle. In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione”, canta Bersani, mentre la pungente ironia di “Chiamami Napoleone” basta per capire che “non c’è più niente qui , qui in questo stivale ridotto a pantofola”, “qui dove di naturale c’è solo il tonno in scatola”. Samuele Bersani quindi non le manda a dire, usa molte meno metafore ma riesce anche a descrivere con una insuperabile delicatezza l’amore attraverso l’immagine di una sovrapposizione di battiti cardiaci. Tra i sogni ad ogni aperti di “Desirèè” arriva, poi, la sprezzante “Ultima chance” : “ tu hai la mia pietà per l’odio che ti ha nutrito di bugie, io ti perdono in nome di una mia grande libertà, le scelte sono mie” sottolinea Bersani eppure tiene a specificare che “buono si, coglione no” per poi lanciarsi nel mood blues di “Settimo cielo”. Il testo più riuscito dell’album è “D.A.M.S.”, un’istantanea della vita di tanti giovani che nel bel mezzo del “tour degli illusi”sono costretti a constatare che “Al posto del futuro c’è un campo di presente vecchio già scaduto” dove in un uno stato d’indifferenza acuta, si apprende l’esperienza da una pila scarica che non si ossida e si ostina a funzionare”. Talento, vocazione per lo show e stoffa da teatrante sono le “qualità” della protagonista di “Spia polacca” che succhia, essicca, ferisce mortalmente l’utopia dell’amore. “Muore la stagione della falsità, muore l’illusione, muore la mia età, muore anche l’amore” canta Bersani in “Muore il re” eppure a noi sembra che la rivoluzione sia ancora possibile: sperare è possibile, combattere è obbligatorio.
Raffaella Sbrescia