Coltiva l’altruismo, guarda il film ‘One life’

‘One life’: recensione del commovente film con Anthony Hopkins

Se c’è una parola che risuona spesso nel film ‘One life’ è altruismo. In una società dove persino la beneficenza diventa un mezzo per farsi pubblicità e ricevere più like aumentando i followers, un lungometraggio come ‘One life’ diventa essenziale perché l’altruismo, quello c’ero, sta perdendo di significato.

Sono tanti gli esperti della motivazione e del miglioramento personale che incentivano i loro seguaci a fare buone azioni per ricevere di più dall’Universo ma in questa ottica qualsiasi atto dei gentilezza è il risultato di un tornaconto personale; in realtà la bontà d’animo non si acquista per essere rivenduta al mercato con calcoli matematici finalizzati a far quadrare i conti e soprattutto per aumentare le entrate mensile. È al contrario una dote che possiamo impegnarci a sviluppare e a coltivare senza grossi clamori e con impegno, pazienza, dedizione. L’altruismo è un fiore che appassisce sotto i riflettori.

Trama di ‘One life’

Nicholas Winton è un uomo integro. La macchina da presa di James Hawes si muove nel tempo, mostrandoci il Nicholas di oggi (Anthony Hopkins) che vive di ricordi e di rimpianti. Grazie al montaggio ben riuscito ci muoviamo proprio sulle ali dei ricordi del protagonista che ripensa a quando da giovane (Johnny Flynn) salvò – poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale – oltre seicento bambini ebrei nonché rifugiati della Cecoslovacchia.

In una Praga, che sta per essere assediata dalla Gestapo, Nicholas con l’aiuto di altri volontari e della madre (Helena Bonham Carter) fece trasferire bambini che ormai avevano perso tutto in Inghilterra. Molti non ce la fecero, purtroppo, e i piccoli ebrei del nono nonché ultimo treno non giunsero mai oltre la Manica.

‘One Life’ è un film classico per lo stile e forte per il messaggio perché emoziona e coinvolge senza grossi clamori. Maria Ianniciello

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