Per tutta la vita: recensione del film di Costella
Paolo Costella sembra avere una capacità speciale nel portare sul grande schermo conflitti familiari e problemi di coppia. Nel curriculum del regista figurano importanti collaborazioni con Paolo Genovese e Gabriele Muccino. E’ stato, infatti, cosceneggiatore di Perfetti Sconosciuti, di A casa tutti bene e de Gli anni più belli. Tutte pellicole che si occupano di legami affettivi con un taglio psicologico e introspettivo.
Con Per tutta la vita, il regista e sceneggiatore si è messo invece dietro la macchina da presa senza però abbandonare la scrittura. Infatti, è autore del film insieme ad Antonella Lattanzi e a Paolo Genovese.
Partendo da un episodio di cronaca, Costella si è rifatto a un sottogenere cinematografico che si sta diffondendo (credo abbia dato lo spunto Sliding Doors) in America col nome di What if?. Che cosa accadrebbe alle persone coinvolte se si verificasse un determinato fatto? Come reagirebbero i protagonisti?
Il fatto potrebbe essere un lutto, una cena, una riunione di famiglia o anche una sorta di gioco immaginario che abbassa le maschere e rende visibile ciò che non può essere mostrato per pudore, per paura di essere derisi o emarginati perché considerati diversi, fuori posto, dei bugiardi.
Trama del film
In ‘Per tutta la vita’ ci sono quattro coppie sposate, a cui viene annullato dal giudice il matrimonio perché il prete che lo ha celebrato in realtà era un impostore. Si usa un evento plausibile per dare una seconda chance ai protagonisti che così potrebbero non solo ritornare sui loro passi ma anche evolversi, cambiare modo di vivere, affrontare le situazioni in maniera diversa. La macchina da presa si insinua nella quotidianità di Viola (Claudia Gerini) e Mark (Paolo Kessisoglu), di Edo (Luca Bizzarri) e Giada (Carolina Crescentini), di Paola (Claudia Pandolfi) e Andrea (Filippo Nigro), di Vito (Fabio Volo) e della quasi ex moglie Sara (Ambra Angiolini).
Il fatto che sconvolge le loro vite è dunque l’annullamento del matrimonio. Per Vito significa non dare più il mantenimento all’ex e al figlio; per Sara vuol dire ancora più sacrifici. Per Edo equivale a potersi rifare una vita con l’amante Viola che è anche la moglie del suo migliore amico. Mentre Sara e Andrea dovranno rivedere il loro legame, che sembra già solido e magari saldarlo ancora di più con l’arrivo di un figlio.
Una buona caratterizzazione dei personaggi
Ciò che colpisce di questa commedia è proprio la caratterizzazione dei personaggi che, con le loro manie, insicurezze, fragilità, sono specchio e riflesso della nostra epoca dove le Istituzioni, compresa quella del Matrimonio, stanno attraversando una crisi senza precedenti che mette in discussione i punti saldi della società patriarcale. Si pone, perciò, al centro non più la famiglia (con le sue regole e i suoi schemi spesso limitanti e soffocanti) ma una serie di individui o di micro nuclei familiari (la maggior parte senza bambini e adolescenti) che si fanno sempre più piccoli. Ne consegue una svalutazione del Noi e una sopravvalutazione dell’Io con un narcisismo sconfinato come vediamo in Edo, forse (ma non è detto) il personaggio più immaturo del film.
Nella pellicola vengono quindi rivisti e rielaborati i ruoli nella coppia. Di conseguenza non è un caso che Claudia Gerini dia le fattezze ad un personaggio femminile molto particolare che – come giustamente sostiene l’attrice – dieci anni fa sarebbe stato assegnato ad un uomo. E non è casuale che si abbassino le aspettative sulla maternità togliendole l’aurea di santità che non ha mai avuto. Due ore sono poche per affrontare temi così complessi e quindi la curiosità degli spettatori non viene completamente soddisfatta. Ma il film lascia spazio a tanti interrogativi irrisolti probabilmente perché la realtà contemporanea è così articolata che risposte certe non se ne possono più dare…
La recensione del film di Costella è stata scritta da Maria Ianniciello (segui l’autrice su Instagram)