«Scena da boulevard. Phoebe Zeitgeist siede immobile in una poltrona. Dall’altoparlante si ode una voce maschile: Phoebe Zeitgeist è stata inviata sulla terra da una stella lontana per scrivere un reportage sulla democrazia tra gli uomini. Ma Phoebe Zeitgeist ha qualche difficoltà: non capisce il linguaggio umano benché ne abbia imparato le parole».
Questo è l’incipit de Il sangue sul collo del gatto (Blut am Hals der Katze)) un’opera del 1971 di Rainer Werner Fassbinder, che tematizza l’inaffidabilità e l’insufficienza del linguaggio in un’epoca dove l’incomunicabilità è il principale sistema di relazione tra gli uomini. Il personaggio di Phoebe Zeitgeist, una sorta di “aliena-sociologa” inviata sulla terra, ha già nel nome un particolare significato simbolico. La sua funzione è quella di far emergere lo zeitgeist (spirito del tempo) in cui è atterrata. Phoebe è giunta sulla terra nuda e così, come altri personaggi fassbinderiani, patisce il freddo e gli sguardi, a volte pruriginosi e molesti, altre accusatori e disapprovanti di coloro che incontra. Incapace di capire il significato delle parole e delle frasi che sente le memorizza per poi ripeterle, con intenzioni differenti da quelle consuete, rimescolate e prive del loro significato. La compagnia teatrale Phoebe Zeitgeist Teatro ne ha fatto il suo manifesto poetico e, per celebrare il trentennale della scomparsa del suo autore, lo ha “tradotto” in una performance e una installazione video abitabile.
Nel giugno dello scorso anno, in cinque differenti piazze milanesi (Piazza Santa Maria del Suffragio, Piazzale Cadorna, Piazza Aquileia, Piazza Oberdan, Pusterla di Sant’Ambrogio), si sono realizzati gli happening o “azioni di strada” con cinque performer che, ognuno in un diverso luogo, si sono calati nella realtà cittadina. Seduti su una poltrona, come la Phoebe fassbinderiana, hanno a incrociato e provocato lo sguardo delle persone, raccogliendone le reazioni. Testimonianza di queste performance sono le immagini fotografiche e un video i cui sottotitoli sono costituiti dal diario che la curatrice Francesca Marianna Consonni ha scritto annotando gli accadimenti di tutto il loro svolgimento. La performance sono durate dalle tre alle cinque ore, ovvero sino a quando è stato possibile (in base alla resistenza dell’attore, alle reazioni dei passanti, all’eventuale intervento delle forze pubbliche, al clima).
Le cinque azioni di strada documentate da immagini e dal video trasmesso da cinque televisori, la poltrona utilizzata per le performance dell’anno scorso, questa è la scena che da martedì 12 a domenica 24 giugno sarà ospitata alla Fondazione Mudima di Milano, all’interno dell’opera La Quinta del Sordo – Das Haus des Tauben realizzata nel 1974 dal grande artista tedesco Wolf Vostell, in permanenza al piano interrato della Fondazione. L’opera, presentata a Documenta 6 (1977) è costituita da una piscina rivestita di piastrelle nere e circondata da 14 pannelli che riproducono scene tratte dalla guerra del Vietnam, dotati ciascuno di un monitor sintonizzato su un diverso canale televisivo in una corrispondenza stretta e feroce tra immagine, immaginario, linguaggio, ambiente, cultura e storia. Come nell’opera di Fassbinder, così nel lavoro della compagnia PhoebeZeitgeistTeatro, e nella sensibilità e nell’opera di Vostell è evidente l’urgenza di riferire dell’attualità e della sua contorta capacità di generare senso e futuro. La video-foto installazione teatrale abitabile di Giuseppe Isgrò, realizzata grazie al sostegno di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti Milano, diventerà in questi giorni il contesto nel quale verranno ospitate altre azioni fassbinderiane: in collaborazione con l’organizzazione del Teatro Elfo Puccini il progetto è anche l’occasione per omaggiare, attraverso il dono di piccole pièce, letture e brevi interventi teatrali, Rainer Werner Fassbinder (Bad Wörishofen, 31 maggio 1945 – Monaco di Baviera, 10 giugno 1982) nel trentesimo anniversario dalla sua tragica scomparsa. Gli attori che prenderanno parte a questa performance continua sono coloro che storicamente o con più cura hanno studiato e interpretato i testi di Fassbinder a teatro come Ferdinando Bruni, Ida Marinelli, Luca Toracca, nonché artisti quali Elena Russo Arman, Alessandra Novaga e Francesca Frigoli. A Lorenzo Fontana è affidata la cura di piccoli interventi sperimentali.