Grande attesa al Teatro alla Scala per il quarto appuntamento del ciclo “Prima delle prime”. Domani, mercoledì 16 gennaio 2013, andrà in scena il Nabucco di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera. A direttore l’orchestra sarà Nicola Luisotti mentre la regia è affidata a Daniele Abbado.
«Con quest’opera si può dire veramente che abbia principio la mia carriera artistica». Così Verdi parla della sua terza fatica, considerata il punto che definitivamente segnò la sua carriera come compositore. Il Nabucco segue la sfortunata Un giorno di regno, opera nata sotto contraria stella sin dalla sua composizione. Verdi aveva infatti appena vissuto una tragedia familiare con la perdita in soli tre anni della moglie e dei due figli. E non aveva ancora trent’anni. Lo sconforto lo aveva quasi portato alla drastica decisione di abbandonare la composizione, ma dopo un fortunato incontro con l’impresario Merelli, che lo pregò di leggere il libretto scritto dal singolare Temistocle Solera, personaggio dalla vita movimentata e dai molteplici talenti, le fortune di Verdi mutarono. Si racconta che, tornato a casa, gettò il libretto sul tavolo e che questo si aprì sulle parole del “Va’ pensiero”, che fecero innamorare il compositore. Tutta l’opera nasce e si sviluppa “sotto benigna stella”: “le difficoltà incontrate durante la preparazione della messa in scena divengono incentivi, le falle vengono tamponate e gli errori si tramutano in effetti”.
Va in scena in prima assoluta al Teatro alla Scala il 9 marzo 1842, dopo solo 12 giorni di prove, senza avere una propria identità estetica, con vecchie scene riadattate dal pittore Perroni e con costumi di seconda mano che si riveleranno poi splendidi. Il successo fu tale che il titolo venne ripreso settantacinque volte solo alla Scala entro la fine dell’anno. Nel Nabucco i ruoli vocali presentano tutti una notevole difficoltà e, come era consuetudine, erano cuciti a pennello sulle vocalità di quelli che erano i migliori interpreti possibili. Paradossalmente è proprio la parte più complessa e una delle più impervie che Verdi abbia mai composto, quella di Abigaille, a non essere stata pensata per nessun soprano in particolare: con frequenti crescendo e virtuosismi, a risaltare la personalità e il carattere iroso della principessa, è una parte che ha fatto la fortuna, ma anche segnato la carriera, di molte cantanti.
Il Nabucco non è suddiviso in atti, ma in 4 “parti”, ciascuna recante l’indicazione di un titolo (come anche successivamente nel Trovatore): “Gerusalemme”, “L’empio”, “La profezia”, “L’idolo infranto”. Ogni titolo ha inoltre un sottotitolo: una citazione tratta dal libro di Geremia. Prima fonte del libretto di Solera è infatti naturalmente la Bibbia, in particolare nei riferimenti al regno di Giuda e alla sua invasione nel 587 a. C. da parte del re Babilonese Nabucodonosor, con il saccheggio del tempio di Gerusalemme e la conseguente deportazione dei prigionieri ebrei. Ed è proprio la lontananza dalla patria e la prigionia del popolo ebreo a “generare” il coro del “Va’ pensiero”, che risuona con grande umanità e che è richiamo alla libertà, del corpo e dello spirito; la speranza che tutti i popoli devono nutrire in tempi di crisi. E proprio questo coro, che passò indenne attraverso la censura austriaca, venne assurto a inno del Risorgimento; “curiosamente” le Cinque giornate di Milano esplosero proprio durante una ripresa del Nabucco alla Scala. E il coro accompagnò il compositore anche durante il suo funerale, quando la folla proruppe spontaneamente in un “Va’ pensiero”, ad accompagnare il suo ultimo viaggio.
Nell’incontro “Il terrore e il sublime. Il successo alla Scala (Verdi, 1841-1846)” con ascolti, ne parlerà Luca Zoppelli, professore di Musicologia all’Università di Friburgo (Svizzera).