Purple Hearts: recensione
Sul matrimonio è stato scritto tanto e detto tanto. Sono stati prodotti film e serie tv come Bridgerton, sono stati pubblicati romanzi che emulano le storie raccontate da Jane Austen spesso senza acume né intelligenza ma solo per far presa sulle lettrici che sognano di indossare l’abito bianco almeno una volta nella vita. Insomma nei film, nei romanzi e nelle serie tv alla fine di solito ci si sposa davvero eppure può capitare che la finzione racconti se stessa per aggirare l’ostacolo. Come accade in Ricatto d’amore (film del 2009) con Sandra Bullock e Ryan Reynolds. E come succede nel recente lungometraggio di Netflix Purple Hearts.
Trama del film
Dietro la macchina da presa di Purple Hearts c’è Elizabeth Allen che guida i due attori protagonisti, Sofia Carson e Nicholas Galitzine, in un’appassionante storia d’amore dal finale scontato ma non per questo poco realistico.
Cassie (Sofia Carson) è una brava cantante che lavora come cameriera in un pub per potersi pagare le cure. La ragazza soffre di diabete di Tipo 1 e la sua assicurazione non copre le spese sanitarie. Una sera incontra proprio nel locale dove lavora un suo vecchio amico che si è arruolato nei marines. Con lui ci sono alcuni colleghi, tra cui Luke che, scopriamo, essere sotto ricatto da un pusher, al quale deve dei soldi.
Allontanato dalla sua famiglia proprio perché tossicodipendente, Luke è riuscito a rimettersi in piedi e ad entrare nei Marines. Ma il passato lo perseguita. Cassie e Luke per bypassare i rispettivi ostacoli decidono di sposarci per finta affinché l’assicurazione di Luke paghi sia le spese mediche di lei che i debiti di lui. Non vado oltre per non fare spoiler.
Considerazioni finali
Con un ottimo cast e una buona sceneggiatura (scritta da Kyle Jarrow e Liz Garcia), Purple Heart supera le aspettative affrontando tematiche molto attuali in un’America che vive le proprie contraddizioni sulla pelle dei suoi cittadini.
Luke dovrà andare in missione in Iraq. Il film parla, quindi, di eroi visibili che combattono per il Paese ma parla anche degli eroi invisibili, ovvero dei tanti immigrati clandestini e soprattutto di quei cittadini che, nonostante paghino le tasse agli Stati Uniti d’America, rischiano di morire per un calo glicemico perché non guadagnano abbastanza.
Questa è l’America, e queste solo le sue contraddizioni! Purple Heart ci dice però che a volte basta un vero e semplice atto di eroismo per ristabilire, almeno nel piccolo, un sano equilibrio tra le parti! Il film è tratto dal romanzo di Tess Wakefield (trovi qui l’edizione inglese).