Quando un padre è un film che si avvale degli stereotipi per superarli e che aggira l’ostacolo non con l’astuzia bensì con un’eleganza non fine a se stessa, perché la paternità è sempre più posta sotto la lente d’ingrandimento della Settima Arte e della Letteratura oltre che della Psicanalisi. E il rischio di confezionare un prodotto già visto era troppo grosso! Il maschio, che non deve chiedere mai, è qui scannerizzato per poi essere fatto a pezzi dalla macchina da presa di Mark Williams. Ci pensa la Vita, con tutte le sue antinomie, a creare e distruggere. Una Vita che scorre troppo in fretta per essere assaporata veramente, così come il Tempo che si dice sia relativo perché dipende dalla velocità di un corpo in movimento.
Il protagonista di Quando un padre è un uomo che si muove fin troppo in fretta ed è una figura a metà strada tra Gordon Gekko e Jordan Belfort. Ad interpretarlo, però, non è Michael Douglas e neanche Leonardo DiCaprio, è Gerard Butler. L’attore aveva già vestito i panni del padre che deve redimersi in Quello che so sull’amore – film diretto da Gabriele Muccino – ma nella nuova pellicola si cala in questo ruolo con un approccio inedito e inusuale. Dane è un professionista capace che a furia di cacciare teste ha soffocato il cuore. Da burattinaio diventa burattino e si fa gestire dalle ambizioni di carriera. Fino a qui nulla di nuovo sotto il cielo della Cinematografia. La pellicola, comunque, riesce a coinvolgere e non solo per l’ottimo cast (Gretchen Mol, Willem Dafoe, Alfred Molina…). Capiamo perché.
Quando un padre offre molti spunti di riflessione sul mondo del lavoro, sulla sessualità e sull’impossibilità di uscire dalle trappole di un bisogno atavico che, se non equilibrato con raziocinio, si trasforma in una vera e propria dipendenza. Non si tratta della droga e neanche dell’alcol bensì di semplice adrenalina. Dane è così pieno di sé che stenta ad accorgersi del figlio anche quando quest’ultimo si ammala di leucemia. E` agli antipodi della figura paterna di Molto forte, incredibilmente vicino, con Tom Hanks.
Quando un padre è un film che parla di seconde chance con un taglio originale e un messaggio chiaro. Ci innamoriamo della città di Chicago e forse un po’ meno di Dane che non è un papà e un marito perfetto. Parla a sproposito dicando bugie, rischia grosso, commette azioni ignobili ma si pente riappropriandosi dell’innocenza attraverso il figlio malato! E… dopotutto cos’è la perfezione se non un tentativo degli uomini di omologare altri uomini? Dane ha solo paura di non poter dare alla famiglia un futuro dignitoso (è retribuito a percentuale); questo non fa di lui un eroe ma lo rende certamente più umano, più simile a noi altri… più a misura d’uomo, perché forse ai genitori si chiede tanto, troppo, dimenticando che si tratta pur sempre di persone. Questo film mi ha convinto per questi aspetti. Da vedere!