Le stagioni del Donbass: recensione del documentario
Sulle cause e sulle responsabilità della guerra in Ucraina ci sono diverse narrazioni, di cui due sono prevalenti. Nello specifico c’è chi sostiene che questa guerra sia stata provocata dalla Nato che si è estesa a Est e chi invece ritiene che la matrice sia diversa e vada ricercata principalmente nella volontà dell’Ucraina europeista di essere una democrazia libera ed indipendente. Come spesso accade le visioni polarizzate diventano terreno di scontri e di conflitti che si acuiscono soprattutto sui social. La verità è invece molto più complessa. Quindi su questo blog cerco principalmente di darvi strumenti e indicazioni, per quel che mi è possibile, sul materiale culturale (libri, documentari, film) che circola offline e online sulla guerra in Ucraina e sulla Russia.
Uno sguardo parziale sugli eventi
Dopo aver recensito Winter of Fire di Evgeny Afineevsky (trovate la recensione qui), mi occupo di un altro documentario che si intitola ‘Le stagioni del Donbass’ della psicologa regista Sara Reginella che potete vedere qui.
Girato nel 2016, il docu-film, come avevo già sottolineato per Winter of Fire, offre uno sguardo parziale sugli eventi senza dirci cosa li ha causati. Si parte dall’Euromaidan, intervistando lo scrittore russo naturalizzato italiano, Nicolai Linin, nonché i giornalisti Eliseo Bertolasi e Vauro Senesi. Si dà poi la parola alle immagini di distruzione e macerie, facendo parlare i civili. Nello specifico si definisce il conflitto in Donbass una guerra fantasma poco documentata dai media occidentali che sono considerati da Linin “delle prostitute che si svendono e si vendono al miglior acquirente”. Secondo lo scrittore, i giornalisti sono manipolati dai contratti e dai soldi, così come tutto il modello occidentale e in primis americano, il cui sistema politico è una sorta di democrazia dell’economia.
Quindi l’autore di Educazione Siberiana sostiene che l’Euromaidan fu organizzarono dagli Stati Uniti che armarono i neonazisti arrivando a creare caos nel Paese e mettendo i presupposti per la guerra del Donbass e i fatti di Odessa. Non si parla però mai del movente. Ovviamente è una narrazione molto soggettiva e polarizzata che non tiene conto del fatto che in Ucraina ci sono più anime che convivono e in particolare esistono un’anima occidentale, nata dall’impero austroungarico, e un’anima russa. Nel documentario si parla solo di neonazisti, di pulizia etnica e di volontà di eliminare le altre etnie in nome di un unico sovrano: il profitto. Non si accenna mai a Putin né al suo sistema di potere autarchico.
Che cosa accadde nel Donbass?
Ricostruiamo i fatti. Il Donbass ha un’etnia russa alla quale è stata riconosciuta, sin dalla nascita della nazione Ucraina, dopo lo scioglimento dell’Urss, una certa autonomia linguistica e culturale. Dopo l’Euromaidan e la fuga del presidente Viktor Janukovyč in Russia, che era stato votato principalmente nella zona est del Paese, fu eletto il presidente Petro Oleksijovyč Porošenko che aveva una visione europeista e nazionalista. Nel Paese nacque così un sentimento antirusso che si abbatté sulle minoranze russofone, alle quali fu ridotta sempre più l’autonomia.
Questo comportò ad Est una serie di proteste che culminarono nella nascita nella prima metà del 2014 della Repubblica Popolare di Doneck e della Repubblica Popolare di Lugansk, le quali non furono mai riconosciute dalla comunità internazionale. Da allora tra separatisti e unionisti o meglio tra filorussi e nazionalisti ucraini, sostenuti rispettivamente dalla Russia e dal Governo ucraino, si combatte una feroce guerra civile. L’atto più cruento fu proprio la strage di Odessa, dove il 2 maggio 2014 persero la vita 48 manifestanti civili filorussi che si erano rifugiati nella casa dei sindacati. Estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti appiccarono il fuoco incendiando la struttura sotto lo sguardo della polizia ucraina che nulla fece per aiutare quelle persone.
Un documentario di parte
E’ la logica della guerra, militare o civile, ma è una logica sbagliata, feroce, cruenta che non si può non condannare. Il vero movente del conflitto ucrainio non sono gli interessi delle popolazioni bensì i profitti economici. L’Ucraina è infatti ricca di materie prime, sulle quali secondo Roberto Saviano la mafia russa avrebbe messo gli occhi e le mani da tempo. L’apertura a Ovest del Paese, con la richiesta di entrare nell’EU e nella Nato, avrebbe creato una frattura tra la mafia Russia e la Mafia ucraina. Ma questa è un’altra storia.
‘Le stagioni del Donbass’ è un documentario certamente polarizzato e di parte, perché si afferma in primis erroneamente che tutta l’Ucraina, compresa la zona ovest, sia un frammento della Russia. Il docu-film purtroppo non fa una cronaca di quel che accadde e non parla nemmeno lontanamente delle azioni efferate messe in atto dal Cremlino; nel filmato si dà così solo la parola a due/tre fonti che hanno comunque la medesima opinione sui fatti offrendoci una panoramica su un unico punto di vista, quello della Russia, che merita di essere esaminato, perché esiste e va conosciuto.