L’indice della paura, serie tv al cardiopalma

I film e le serie tv sono il riflesso dei tempi che cambiano. Così, nel vedere le battute inziali della serie L’indice della paura (che è basata sul libro omonimo di Robert Harris), ho ripensato a The Beautiful Mind, il film del 2001 con Russell Crowe nei panni del matematico Premio Nobel John Nash, perché c’è una certa schizofrenia nello sguardo, a tratti smarrito e conturbante, di Alex Hoffman (Josh Hartnett). Ma, procedendo con la visione dei quattro episodi, ci si accorge subito che Alex non è John.

L’indice della paura: recensione della serie tv

Il protagonista della miniserie ‘L’indice della paura’, che potete vedere su Sky, è un genio dell’informatica che ha creato un sofisticato algoritmo per la gestione dei mercati. Un giorno gli arriva a casa la prima edizione del libro sull’espressione delle emozioni di Charles Darwin. La notte seguente, mentre dorme con la moglie in un’ampia e confortevole camera da letto, si accorge che nella propria abitazione è entrato uno sconosciuto.

Da allora la sua vita prenderà una piega diversa poiché dovrà affrontare una vera e propria crisi di identità che mette in discussione non solo il suo sistema di valori ma anche ciò che con sacrificio è riuscito a fondare. Alex è infatti il socio fondatore, insieme a Hugo Quarry (Arsher Ali), di una società che ha lanciato “VIXAL-4”, un sistema guidato da un’intelligenza artificiale che è in grado di condizionare i mercati mediante la paura. Ed è proprio la paura l’asse portante di tutta la serie che rimanda ai thriller psicologici strizzando l’occhio in alcuni momenti alle crime stories, sì perché ci saranno omicidi e tentativi di sabotaggio in questa serie tv.

La serie televisiva è per certi versi accattivante perché insinua nello spettatore una domanda che ci stiamo ponendo da diversi anni: le macchine potranno sostituire e gestire l’essere umano diventando pericolose ed incontrollabili? Non lo sappiamo. Intanto sappiamo che i social network sono come delle patatine fritte, ovvero quanto più ne facciamo parte, quanto più postiamo contenuti tanto più essi ci condizionano rendendoci dipendenti dai loro algoritmi. In balia ci sono poi i nostri dati, le nostre vite, la nostra privacy.

Qui il libro da cui è tratta la serie

L’indice della paura è una serie futuristica e insieme reale perché siamo già nell’epoca di un’intelligenza artificiale che è in grado di indurci a compiere certe scelte proprio per paura. La miniserie tuttavia non mi ha convinta del tutto, forse proprio perché è un ibrido tra un prodotto seriale psicologico e una crime story, quindi rischia di confondere e fodere troppi piani paralleli. La recensione de L’indice della paura è stata scritta da Maria Ianniciello

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