Cattiva coscienza di Davide Minella è un film che fa riflettere sul rapporto che abbiamo con noi stessi e su quella vocina interiore che spesso ci mette dei paletti, limitando il nostro campo d’azione per imporci cosa fare e chi essere, in maniera categorica, col fine di raggiungere una perfezione che esiste solo nella nostra testa.
Cattiva coscienza: recensione e trama del film
Che cos’è la coscienza? Si può essere felici e allo stesso tempo delle brave persone? Davide Minella ricorre alla filosofia occidentale pre cartesiana per rispondere alle suddette domande. Come nel cartone Inside Out, il regista crea una realtà parallela, dove le coscienze (che non sono le idee del mondo Iperuranio di Platone e non coincidono con l’anima) cercano di condizionare, in nome di un codice etico universale, il comportamento degli esseri umani. Otto (Francesco Scianna) è la migliore coscienza d’Italia, lui gestisce la quotidianità di Filippo (Filippo Scicchitano) in modo molto rigoroso. Infatti nella vita di questo giovane avvocato – che un tempo era un musicista – non sono previsti passi falsi e colpi di testa.
Intanto nel mondo parallelo le coscienze sono state riunite da un’entità suprema (Drusilla Foer), la quale rivela che quasi sicuramente Otto dovrà scrivere le nuove regole morali del mondo, proprio per il suo lavoro encomiabile svolto con Filippo. Otto se ne compiace perché il suo obiettivo è acquisire punti per poter essere la migliore coscienza. Quindi, preso dal suo scopo, non si cura della tristezza di Filippo. Un attimo di distrazione però gli rovina tutto il lavoro fatto col suo protetto. E quindi deciderà arbitrariamente di scendere sulla terra per portare il giovane avvocato sulla retta via.
La coscienza…
La coscienza viene intesa nel film in maniera religiosa, un po’ come la consideravano i Padri della Chiesa. Si tratta nel lungometraggio di un’entità esterna al corpo (e qui entrano in gioco Platone e Aristotele) che è strettamente collegata ad un ordine morale e comportamentale, quindi non è legata ai processi di conoscenza né alla razionalità. Le coscienze di questa pellicola, dunque, non hanno a che fare con la percezione sensoriale.
Otto, difatti – quando Filippo si innamora di Valentina (Matilde Gioli), tradendo la futura consorte nonché storica fidanzata Luisa (Beatrice Grannò) – farà di tutto per ristabilire l’ordine morale nella vita del bravo ragazzo che è riuscito a costruire in soli sette anni. Ma le esperienze in un corpo sensibile e terreno saranno per Otto una sorpresa.
Cattiva coscienza è un film brillante per il contenuto e molto convincente, soprattutto per la sceneggiatura e le performance degli attori, in modo particolare di Francesco Scianna che dimostra ancora una volta di essere alquanto versatile. Convincente è anche l’escamotage della demenza senile che affligge il personaggio di Alessandro Benvenuti. Da vedere! Maria Ianniciello