Devo ammetterlo, quando Da grandi è uscito al Cinema ad aprile pensavo che fosse la solita Commedia leggera per intrattenere ironizzando sui bambini e sul loro desiderio di diventare grandi. E invece, guardando il film su Prime Video, mi sono dovuta ricredere (lo trovi qui).
Da grandi: recensione del film
Diretto da Fausto Brizzi, il regista di Maschi contro femmine (2010) per intenderci, oltre che di altre pellicole, il film si avvale di un cast eccellente, da Enrico Brignano e Ilaria Pastorelli, da Luca Bizzarri a Paolo Kessisogiu e a Valeria Bilello. La commedia è il reboot di Da grande, film del 1987 con un indimenticabile Renato Pozzetto. Prendendo spunto da questa commedia degli anni Ottanta, Brizzi – che ha anche scritto la sceneggiatura – rielabora il contesto creando nuovi personaggi e adattando la storia ai nostri tempi, anche se l’innesco è generato sempre da genitori trascuranti troppo presi con le loro difficoltà, troppo narcisi e troppo egocentrici.
Qualche stereotipo certo non manca ma nel complesso Da grandi è un film che diverte al punto giusto senza demenzialità né frasi fatte. Brignano non ci fa rimpiangere molto Pozzetto e questo è già un piccolo successo. La trama è semplice.
Quattro bambini, Marco, Serena, Leo e Tato, vengono trascurati dai loro genitori e parenti. Marco ha un padre e una madre che sono alle prese con le loro difficoltà economiche, Serena viene stressata dal padre che vuole farla diventare una tennista, Leo vive con una mamma immatura e concentrata solo su di sé, mentre Tato è orfano di genitori e abita con i nonni anziani. I quattro una sera esprimono il desiderio di diventare grandi perché la loro vita da piccoli è complicata e pieni di frustrazioni.
Marco in particolare vorrebbe fidanzarsi, proprio come il Marco di Pozzetto, con la sua maestra. Il desiderio di questi piccoli, che frequentano la terza elementare, sarà esaudito. Col cervello da bambini, i quattro si ritroveranno a svolgere mansioni da adulti. I bambini in questo film si evolvono comprendendo meglio il mondo degli adulti. L’unica nota davvero dolente del film – che non innova davvero – è l’incapacità degli adulti di capire davvero il mondo dei bambini. Gli adulti in questa commedia non escono dall’esperienza profondamente trasformati. Tutto resta in superficie, ed è questo un po’ il limite del reboot di Brizzi. Maria Iannciello