Recensione di Freaks Out
Quella che state per leggere è una recensione diversa dal solito, perché ho deciso di soffermarmi innanzitutto sull’eroina di Freaks out che a mio avviso è il personaggio più eloquente del nuovo film di Gabriele Mainetti. Quindi, pazientate e seguitemi nel ragionamento.
Matilde, l’eroina di Freaks Out
Quando la rabbia non trova un canale di espressione, possono succedere due cose: l’emozione o si nasconde, sedimentandosi nel corpo, oppure esplode inavvertitamente, magari anche verso coloro che più ci sono vicini e che non hanno responsabilità delle ingiustizie che abbiamo subìto. La rabbia, in realtà, è un’energia molto potente perché grazie al suo fuoco ancestrale non solo siamo in grado di far fronte alle ingiustizie, anche sociali, ma diventiamo i veri artefici della nostra vita.
In verità è tutta una questione di potere personale che bisogna imparare ad usare e a sfruttare. Ma la rabbia delle donne è stata a lungo soppressa e repressa, sin dall’infanzia – come ha scritto Elena Gianini Belotti nel libro ‘Dalla parte delle bambine’ (Feltrinelli) -, dimostrando, empiricamente, come le femminucce, vengano educate al silenzio, alla gentilezza, alla cura, all’accoglienza, affinché le peculiarità dell’eterno femminino prevalgano in una società costruita per e sugli uomini. Il lato più oscuro della psiche femminile viene così messo a tacere e la donna per tutta la vita si sentirà orfana e monca. Betty Friedan lo chiamava il problema senza nome indicando il disagio esistenziale che affliggeva le casalinghe americane.
Da qualche anno la Cultura e nello specifico la Settima Arte stanno cercando di dare un messaggio diverso che vada oltre il binomio madre-angelo del focolare/prostituta-femme fatele.
Anche Gabriele Mainetti ha portato sul grande schermo una creatura sui generis che rompe tutti gli schemi ed è unica per il Cinema italiano. Si chiama Matilde (Aurora Giovinazzo) ed è una ragazzina che si trova in un territorio molto impervio, ovvero in quella fase che conduce dall’infanzia all’età adulta. Matilde è orfana, il padre è morto a causa del dono che lei ha sin da quando è nata. Matilde non usa il suo potere personale perché teme di fare del male al prossimo e quindi non potrà nemmeno amare né essere amata. L’eroina di Mainetti è tutta italiana: parla romano, ha gli occhi vispi, è curiosa e temeraria ma soprattutto ha la pelle scura e dunque non è bionda.
Un film innovativo. La trama
Freaks out è un film dirompente anche per questa piccola grande creatura che brucia tutto ciò che tocca e che diventa gradualmente il personaggio chiave di una pellicola molto innovativa per il messaggio che porta con sé, per la sceneggiatura e soprattutto per lo stile.
Siamo nella Roma assediata dai Nazisti. Il circo di Israel (Giorgio Tirabassi) intrattiene gli spettatori sotto i bombardamenti. Matilde, Cencio (Pietro Castellitto), Fulvio (Claudio Santamaria) e Mario (Giancarlo Martini), sono dei mostri che, pur avendo dei doni speciali, sono considerati la feccia dell’umanità. Quindi, quando Israel (una sorta di padre putativo) scompare misteriosamente, i quattro si ritroveranno a combattere contro i Nazisti e soprattutto a gestire le pericolose rappresaglie del Colonnello Heynz (Andrea Scifo), un antieroe che vuole evitare la caduta del Terzo Rich perché predice il futuro.
Freaks out, attraverso la grande Storia, affronta il tema dell’inclusività e della diversità dando voce a personaggi mitologici e simbolici che affrontano il nemico tramite le loro vulnerabilità, le quali sono anche i loro doni più grandi. Questo film ci dice che l’identità e la cultura di un popolo possono continuare ad esistere superando l’alterità e non temendo le contaminazioni con chi appare diverso. Il potere dopotutto è in ciascuno di noi, basta solo non aver paura di usarlo andando forse anche controcorrente perché per innovare bisogna saper osare. E Mainetti (su un soggetto di Nicola Guaglione) lo ha fatto egregiamente in questa seconda opera.
La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello, segui l’autrice su Instagram